Bene comune e povertà

Da const.

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Una volta chiarito che il fine è la dignità, che il mezzo è il bene comune, come si valuta il bene comune?

Tutte le scelte che si prendono nella gestione della cosa pubblica sono prese in nome del bene comune, ma esiste un manuale con le regole, i parametri e la descrizione di come raggiungerlo?

Le tre alimentazioni dell'uomo[modifica | modifica sorgente]

Quanto contenuto in questo paragrafo è ripreso totalmente dal libro di Ettore Gotti Tedeschi "Negli affari vince Caino".

Per ragioni di copyright faccio un indegno riassunto che spero sia altrettanto chiaro come nel testo originale.

L'uomo ha bisogno di tre alimentazioni: quella materiale, quella intellettuale, quella spirituale che servono per il corpo, l'intelletto e lo spirito.

Paolo VI in Populorum Progressio afferma che lo sviluppo autentico dell'uomo non può essere solo economico bensì integrale ossia devono aversi le tre alimentazioni.

Se l'uomo ha solo la prima alimentazione lo si riconosce solo come animale.

Se ha l'alimentazione materiale e quella intellettuale allora lo si riconosce come un pragmatico razionale.

Con la sola alimentazione spirituale lo si fa un asceta.

Soddisfacendolo intellettualmente e spiritualmente lo si fa un potenziale santo.

Ecco quindi l'importanza di uno sviluppo integrale dell'uomo.

Ma abbiamo anche i fornitori delle alimentazioni tra i quali regna un conflitto eterno.

Chi fornisce l'alimentazione materiale ha bisogno di controllare quella intellettuale e relativizzare quella spirituale.

Chi gestisce l'alimentazione spirituale relativizza quella materiale e guida quella intellettuale.

Chi gestisce l'alimentazione intellettuale cerca di controllare quella materiale e sminuire quella spirituale.

Povertà e ricchezza[modifica | modifica sorgente]

Così come essere poveri non è un merito, anche essere ricchi non è un demerito.

La proprietà privata è uno strumento indispensabile per la gestione della alimentazione materiale nel rispetto oltre che del corpo, dell'intelletto e dello spirito.

Ognuno nel costruire la sua alimentazione materiale si rapporta con gli altri uomini eseguendo scambi che dovrebbero essere liberamente soddisfacenti.

La realtà economica non rende mai tutti gli uomini liberi delle scelte che gli permettono di soddisfare il proprio sviluppo integrale come realmente vorrebbe.

La realtà economica è regolata dalle leggi scritte dagli uomini ed imposte dallo Stato con il contratto sociale.

Le leggi che regolano l'economia sono in costante aggiornamento e servono per mantenere aggiornato il contratto sociale ossia la sostenibilità economica e sociale dei rapporti tra i cittadini di uno stato.

Non esiste l'economia senza il diritto e il diritto senza economia.

La globalizzazione[modifica | modifica sorgente]

La globalizzazione sta rapidamente cambiando il mondo elevando il tenore di vita di ampie fasce di popolazioni, aumentando la ricchezza dei più ricchi e ridimensionando la ricchezza della classe media dei paesi ricchi.

Tutto è partito con la delocalizzazione delle produzioni manufatturiere che si avevano nei paesi ricchi, il conseguente abbassamento dei prezzi per i consumatori occidentali che però perdendo il lavoro, poi non hanno più il reddito per comperare anche i prodotti a basso costo.

Nel mondo occidentale abbiamo quindi le attività legate alla domanda interna, che non possono essere soppiantate dalle importazioni e le attività che invece possono essere delocalizzate ovvero sottoposte alla concorrenza internazionale come ad es. la produzione di frumento.

I prezzi dei prodotti incorporano il costo del lavoro che dipende dal salario e dal costo del welfare state dello stato di produzione.

La concorrenza internazionale diventa anche una concorrenza dei welfare state ossia del bene comune dei cittadini dei vari stati.

I confini del welfare state[modifica | modifica sorgente]

Si pone quindi il problema di come mantenere i costi dello stato sociale quando le attività sono poste in concorrenza con produttori insediati negli stati che attuano la concorrenza fiscale e limitano i diritti sociali dei lavoratori.

Ci sono poi i confini interni del welfare state quando esso è organizzato secondo modelli corporativi.

C'è infine la spoliazione legale attuata all'interno delle istituzioni che attuano il welfare state.

Alla luce di queste immense problematiche appena elencate, come si compila un manuale per il perseguimento del bene comune?

Quali devono essere i confini del welfare state?

La povertà assoluta[modifica | modifica sorgente]

Casualmente in questi giorni (luglio 2016) vengono pubblicati i dati sulla povertà assoluta in Italia.

Dalla ricerca su Google esce il calcolatore Istat della soglia di povertà assoluta.

Mi è capitato più volte di sentire che un ricco può arricchirsi quanto vuole, purché ciò porti all'aumento del bene comune, non c'è problema.

Ciò significa che qualsiasi redistribuzione della ricchezza può andar bene basta che c'è un aumento del PIL.

Quindi l'indice di Gini di misura della distribuzione della ricchezza, con questo criterio potrebbe tranquillamente arrivare ad uno ossia tutta la ricchezza ad uno.

Ovvio che ciò è assurdo, ma c'è anche un altro limite ossia la soglia di povertà assoluta.

Se il contratto sociale lascia persone sotto la soglia di povertà assoluta, penso che c'è qualcosa che non funziona.

Quindi direi che le prime due regole per il raggiungimento del bene comune sono:

  1. la povertà assoluta non deve crescere ma diminuire;
  2. la crescita complessiva deve essere positiva.

La redistribuzione della ricchezza è il cuore del problema[modifica | modifica sorgente]

Se l'alimentazione spirituale può essere fornita solo se lo Stato garantisce le libertà civili, se diamo per scontato che l'alimentazione intellettuale può essere fornita gratuitamente dallo Stato a tutti senza sostanziali difficoltà, resta l'alimentazione materiale come fulcro del discorso ossia la distribuzione della ricchezza.

Ricchezza che è fatto di redditi e di patrimoni.

Se si tolgono quindi le persone svantaggiate, inabili per le quali lo Stato dovrebbe garantire l'assistenza, resta da analizzare come avviene la distribuzione della ricchezza tra tutti quelli potenzialmente abili al lavoro.

Bibliografia[modifica | modifica sorgente]

La misura della povertà tesi di Irene Sguotti A.A. 2012/13

Collegamenti[modifica | modifica sorgente]

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