Conflitto sociale legale/Diritto della previdenza sociale

Da const.

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Diritto della previdenza sociale[modifica | modifica sorgente]

Le conclusioni vogliono qui evidenziare lo stato attuale del diritto della previdenza sociale, lasciando i principi teorici sui manuali ad uso universitario.

Un sistema legislativo fuori controllo[modifica | modifica sorgente]

Le parole del prof. Roberto Pessi descrivono esattamente quello che si vuole sostenere nel libro sia diventato il diritto della previdenza sociale in Italia ossia un far west senza più regole:

Logicamente non sfugge al sottoscritto che l'intero sistema del Welfare è ormai del tutto fuori controllo, non essendovi più regole, ma un insieme scomposto di deroghe, rispetto al quale il pluralismo previdenziale del passato sembra una figura geometrica.

D’altro canto, se si guarda all’effettività dei diritti sociali in rapporto all’esigibilità, si assiste ad un fenomeno, certo condizionato dalla scarsità delle risorse, per cui il legislatore lega la possibilità di conseguire una specifica tutela, non più ad un criterio selettivo astratto, predeterminato e valido per tutta la platea dei destinatari (cioè subordinando l’accesso al possesso di idonei requisiti amministrativi, contributivi, anagrafici, biologici, reddituali e così via), ma ad un dato quantitativo, ovvero ad un numero ristretto di accesso alla prestazione, collegato al plafond finanziario disponibile, così che il Welfare si concretizza in una «gara di velocità» che premia una minoranza favorita dalla sorte e crea una «lista d’attesa» produttrice di tensioni sociali.[1]

Il prof. Pessi però non indaga sulle origini e sulla ampiezza del fenomeno di incostituzionalità legato alla legislazione corrente ma a partire almento dal 1990, che ha ormai raggiunto e totalmente alterato il significato di welfare in rapporto alla Costituzione.

Proprio per invertire tale deriva legislativa si propone il ricorso diretto di legittimità costituzionale delle leggi per permettere al cittadino che ha interesse ancorché non in via incidentale, di adire alla Corte Costituzionale.

Governo e sindacati come gruppi di interessi[modifica | modifica sorgente]

L'accordo governo sindacati del 28 settembre 2016, è stato salutato come un passo avanti nella risoluzione dei problemi economici del paese dopo anni di chiusura.

In realtà esso contiene tutti i germi della previdenza sociale pubblica incostituzionali, come sopra evidenziato anche dal prof. Pessi.

Dopo anni di interventi specifici per gli esodati e 7 salvaguardie, l'accordo prevede interventi validi per i prossimi 2-3 anni con una spesa aggiuntiva di 6 mld di euro.[2][3]

L'accordo giunge alla vigilia del referendum costituzionale e prevede interventi che si concretizzeranno nell'anno precedente il rinnovo dell'assemblea legislativa nel 2018, salvo elezioni anticipate.


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  1. Roberto Pessi, Tornando sul welfare (PDF), in Centre for the Study of European Labour Law "MASSIMO D'ANTONA". URL consultato il 30 settembre 2016.
    «Logicamente non sfugge al sottoscritto che l'intero sistema del Welfare è ormai del tutto fuori controllo, non essendovi più regole, ma un insieme scomposto di deroghe, rispetto al quale il pluralismo previdenziale del passato sembra una figura geometrica.».
  2. Governo sindacati, Verbale (PDF), in Rassegna. URL consultato il 30 settembre 2016.
  3. Governo sindacati, Pensioni. Raggiunta l'intesa, in Rassegna. URL consultato il 30 settembre 2016.
    «IN PENSIONE PRIMA. Anticipo pensionistico (Ape) sperimentale per 2 anni.».