Controllo sociale di vicinato

Da const.

< Indice >

< prec > < succ >

< Segmentazione del controllo sociale >

La credulità fu sempre una qualità inseparabile dal volgo.

cit. Giacomo Leopardi


2019 05 17[modifica | modifica sorgente]

"ETICAMENTE e professionalmente quella commissione ha agito in modo DISGUSTOSO". Quante volte me lo sono sentito dire in questi anni dai colleghi del mio settore, e più in generale da chiunque, collega o meno, sia venuto a conoscenza di quelle valutazioni a quel concorso. Nei messaggi in privato, dal vivo, al telefono, in mail, su facebook. Ebbene, avrò fatto centinaia di post a questo proposito, qui sul mio profilo. Ma guarda caso quasi nessuna di quelle stesse persone (salvo qualche rara eccezione) ha mai messo mi piace o anche osato dare atto pubblicamente di quel disagio e disgusto, ma in realtà neppure di una sorta di chiara e netta critica rispetto all'operato di quella commissione. E sapete perché? Non gli conveniva mettersi contro il sistema che decide tutto nelle commissioni di concorso del settore. Credo che l'Università non si possa cambiare solamente attraverso la battaglia giudiziaria e l'azione legale, ma serve soprattutto riuscire a squarciare il velo di questa IPOCRISIA diffusa nel mondo accademico, di questa doppiezza. Un comportamento eticamente e professionalmente disgustoso, al di là del fatto di riuscire a dimostrare o meno le irregolarità o i reati, a mio avviso deve essere riconosciuto come tale non privatamente ma PUBBLICAMENTE da tutti. Trasparenza e Merito. L'Università che vogliamo

2019 05 09[modifica | modifica sorgente]

Io ho scritto così alcuni giorni fa a un ordinario influente del mio settore, facendo riferimento en passant anche alla tua vicenda giudiziaria e cercando di “tradurre” in termini comprensibili per la subcultura baronale (pragmatismo onesto vs. cinismo criminale): "Devi inoltre tener presente che a me non interessa più di tanto la carriera accademica. Per quanto mi riguarda, è un discorso che faccio spesso in giro, sono anche arrivato troppo in alto rispetto alle premesse e rispetto ai criteri reali, pur "non scritti", del reclutamento nella modernistica italiana (e in generale): non mi è stata costruita la carriera a livello locale, non mi è mai stato bandito un concorso ad personam, vengo da una famiglia semplice, non sono un "figlio di papà accademico" etc. etc. Tant'è che dopo il dottorato, sono stato sempre all'estero e non ho mai avuto assegni o borse in Italia prima del mio rientro come ricercatore Montalcini. (...) Da persona molto pragmatica ritengo che ogni investimento valga in rapporto al costo degli sforzi da mettere in campo per conseguire i risultati auspicati. Ulteriori avanzamenti di carriera sarebbero interessanti solo se gli sforzi richiesti per ottenerli fossero sostenibili. Per fare un esempio casuale, per un associato quasi quarantenne poco integrato (per ragioni indipendenti da lui) nel "sistema", e che magari lavora fuori sede, costruire una promozione da associato a ordinario nel giro di cinque, dieci o quindici anni, comporterebbe costi in termini di energie e forse anche economici (leccare il culo - perdona il “francesismo” - a questo e quell'altro "barone" del settore, impegnarsi gratuitamente al servizio gruppi di ricerca e riviste scientifiche influenti, di società scientifiche del settore e altro, spendere per viaggi, convegni e magari anche per avvocati, come accade comunemente.) tali che forse il gioco non vale la candela e conviene piuttosto tenersi stretto quello che si ha (che è già tanto), godersi in generale la vita, e investire piuttosto tempo, energia e denaro in altre imprese e prospettive... Capisci il mio ragionamento e capisci perché sentire certi discorsi che, al di là della questione di volta in volta specifica, vorrebbero impormi di accettare tutto un sistema di "vita accademica" e di pensiero, nella cui adesione non vedo una grande utilità per me, adesione peraltro "problematica" per considerazioni di carattere morale e per i potenziali rischi sul piano penale qualora per es. l'adesione comporti la partecipazione come commissario a (pre)determinati concorsi (vedi per es.recente sentenza contro Neri Serneri e altri su caso Scirè), ad uno come me, che si trova nella mia specifica situazione, suscita molte perplessità? A che serve, a che fine è utile, qual è la convenienza di tutto questo?"

Giambattista Scirè 2019 05 08[modifica | modifica sorgente]

Bestiario del pianeta universitario: gli Accademici 1 2 e 3 ovvero l'Infiltrato, il Cinico e il Fariseo.

Queste lettere che mi hanno inviato alcuni docenti, ormai ex colleghi direi, risalgono a molti anni fa, nella fase del mio ricorso e della mia denuncia sul concorso truccato, ben prima che fossero pubblicate tutte le sentenze che mi hanno dato ragione in ogni grado di giudizio. Ovviamente non rivelerò i loro nomi per motivi di privacy, ma credo che il contenuto sia molto utile per tutti perché significativo di un modo di agire e di pensare che la fa da padrone nell'attuale università italiana. Si tratta di una mentalità da sradicare alla radice, almeno dai giovani futuri studiosi e ricercatori. Sono tre documenti sociologicamente molto significativi.

1) L'Infiltrato (o anche il Falso Amico), anno di grazia 2012 "Caro G., (…) Il clima di accuse sistematiche all'università e al mondo accademico favorisce forse l'attenzione della stampa. Non ti illudere che la stampa ti dia ascolto perché è giusto, ma per denigrare la ricerca, i concorsi, ecc. Alla fine ne risultano tagli e discredito all'università, e proprio i "giovani" come te ne sono alla fine i più danneggiati. Trovo inaccettabile che tu mi ponga un aut aut, come se ognuno fosse chiamato a schierarsi, questa non è una partita di calcio. D'altra parte, da una controversia del genere, ne usciranno tutti danneggiati: tu, la vincitrice, i commissari e l'università. Non mi pare ci sia da parteggiare per nessuno. Capisco l'esasperazione, la difficoltà del precariato e l'assenza di prospettive, tuttavia non sono convinto che condurre una battaglia così aspra, oltretutto per un contratto a termine, senza tenure track, sia davvero nel tuo interesse. Temo invece che tu non abbia un avvocato abbastanza addentro alla materia concorsuale. Per esperienza diretta, i ricorsi in genere non servono granché. Questa volta temo per te che tu abbia ragione da vendere in sostanza, sul piano formale potrebbe essere difficile dimostrarlo, e i ricorsi sono onerosi, prima di spendere un euro fatti chiarire bene la situazione da un legale. A volte finisce che il TAR ti dà ragione, la commissione si riconvoca, aggiusta un paio di cose e chiude il verbale, oppure ne nominano un'altra e quella conferma l'esito della precedente. La commissione, a quanto ne so, era fatta da persone oneste, non ha fatto altro che applicare la legge. Quindi sii molto attento e non fare mai accuse personali che sarebbero sbagliate. E togli quel post da Fb, è meglio evitare di esporsi. La strada da te imboccata ti potrebbe mettere in una posizione difficile da reggere, perché invece della via amministrativa hai mosso accuse che suonano offensive, che spostano tutto sul piano penale e costringeranno sia te sia la commissione a prendere delle posizioni molto conflittuali. E se tu non riuscissi a dimostrare le tue accuse (secondo me del tutto infondate), ti troveresti a mal partito, perché gli avvocati dei commissari potrebbero essere in ultima istanza indotti a querelarti per dovere di difesa del buon nome, e se ti scrivo è perché vorrei risparmiare a tutti voi le conseguenze. Tu sei in una posizione fragile e questa vicenda ti lascerà comunque vada, con l'amaro in bocca. Ti auguro di imbatterti in qualcosa di più dolce. Se in qualche modo posso essere utile per dare una piega diversa a questa vicenda, lo farei volentieri."

2) Il Cinico, anno di grazia 2015

"Caro G., (…) ogni corporazione, come l'Accademia, difende se stessa e si chiude a riccio quando sente minacciato il proprio potere di cooptazione: è una legge di natura. Quando anche i tribunali ti danno ragione alla corporazione restano mille altri modi per costringerti alla resa, come stanno facendo. E continueranno a farlo. Non ti illudere: in Italia rendere pubbliche lo cose non è una minaccia che possa valere di fronte al potere delle corporazioni. Il mio consiglio è lo stesso che ti arrivò da altri: lascia perdere la strada del diritto e preoccupati di te stesso. Bisogna piegarsi senza rompersi."

3) Il Fariseo, anno di grazia 2012

"Caro G., (…) Lo sputtanamento pubblico, di solito, è l'arma che rimane a chi perde un ricorso: ma se tu hai ottime possibilità di vincerlo, perché fare una canea anzitempo? Secondo me rischi addirittura di indebolire la tua posizione. Semmai, c'è sempre tempo dopo, non ti pare? (…) E infine una preghiera: devi promettermi che farai di tutto per non fare trapelare le chiacchierate che ci siamo fatte, i consigli che ti ho dato, le valutazioni che ho fatto e sto facendo con te. L'università è uno strano mondo in cui tutti parlano con tutti, tutti "dialogano" con tutti, ma tutto questo appartiene al "si fa ma non si dice che si fa". Capisci che mi trovo in una situazione delicata e capisci che questo, prima o poi, potrebbe mettermi in grande imbarazzo. Scusami per tutte queste cautele ma capirai che è il mondo in cui vivo, e le grane sono dietro l'angolo. Un abbraccio".



Sono - se ben ricordo - l'autore della prima e non me ne vergogno affatto. Non sto qui a replicare o spiegare il contesto in cui quella lettera era stata scritta, oggi sarei molto più duro con Gianfranco Scirè: l'uso improprio che fa delle sue fonti non è quello che ci si attenderebbe da uno storico. Aborro l'anonimato e mi sono espresso in modo critico in diverse sedi- anche su fbk - sulla linea che ha preso da cui dissentivo e dissento per ragioni di metodo e di merito. Comunque trovo insultante il termine di infiltrato. Chiedo le scuse pubbliche immediate . E su questo post.


Carlo Spagnolo, lei vive visibilmente nel mondo ovattato delle vecchie gerarchie accademiche: la sua pretesa di ricevere le scuse ne è un mirabile emblema! Ma dove pensa di essere? Alla corte di Luigi XIV? Mi perdonerà la provocazione, spero... Per come la vedo io, Io statuto e le pratiche della "corporazione" a cui lei appartiene sono stati -- al fine di mantenere la baracca e la parvenza dell'università italiana -- tollerati dalla società civile e persino dalla legge. I tempi sono cambiati e i dinosauri saranno spazzati via, tutti, insieme ai loro allievi. Non vale la pena rifletterci?


Carlo Spagnolo Chiunque può leggere il post, quindi attribuire a me, come fa lei, la responsabilità di un attacco diretto è veramente deformare e distorcere la realtà, come capita molto spesso alle commissioni di concorso purtroppo. Non avevo, proprio per questa ragione, scritto i nomi. Ma avevo rivelato il contenuto perché molto utile e importante da un punto di vista generale. Lei si è preso la responsabilità del suo commento quindi non rigiri la frittata. Inoltre lei dice che sarebbe oggi più duro nel giudizio su di me, mi pare che lei, così come la commissione sconfessata dai giudici ad ogni livello, amministrativo e penale, dimostriate una arroganza fuori dalla realtà e perfino dal buon senso, altro che essere duri, oggi occorrerebbe umiltà, silenzio e stendere un velo pietoso sulla vicenda. Questo è continuare a difendere l'indifendibile. Quanto poi alle sue lezioni sul metodo storico dell'uso delle fonti le consiglio di riservarle ai suoi studenti dalla cattedra ma non certo di farle qui sul mio profilo Facebook, sono alquanto fuori luogo oltre che non richieste e non gradite.


Carlo Spagnolo io non sarei stato sereno con la lettera scritta e rimasta nel cassetto, ora penso che può serenamente giudicare chiunque, visto che con questo suo metro sarà ricusato serenamente.


Queste lettere molto compite e certamente scritte con l'intento di aiutare e nel convincimento di essere nel giusto, denotano una mentalità radicatissima, clientelare, ipocrita, finta, in cui l'apparire conta più dell'essere. Non c'è altra parola per definirla: è una mentalità mafiosa e reprimente in modo subdolamente suadente. Ti abbraccio, ti accarezzo, ti metto il cappello in testa per tenerti buono e controllarti. Magari un giorno sarà il tuo turno se fai il bravo. E' da brivido questa negazione del diritto all'autoaffermazione e alla giustizia! Che brutto Paese a fronte di tanta bella genete e tanti bei cervelli!


Carlo Spagnolo caro collega le suggerirei di modificare/eliminare la frase “un attacco che un domani potrebbe mettere in pericolo la mia serenità di giudizio, se mi trovassi per qualche ragione a giudicare Scirè in qualche sede concorsuale...” Tale frase ha un chè di “intimidatorio” e suona tanto di minaccia “mafiosa”.

20190511 Lo schifo sta in questo post. Forse alle tre categorie del bestiario dovremmo aggiungerne una quarta, il manipolatore. Diamo uno sguardo alle fonti dell' "infiltrato" – ci ho messo un po’ per ritrovarle - e cerchiamo di capire la manipolazione. Il lontano 14 gennaio 2012 ricevo una mail di G. Sciré che mi chiede consiglio (“Caro Spagnolo, mi permetto di darti del tu perché le poche volte che ci siamo incontrati mi hai dato sempre l'idea di una persona molto disponibile al confronto con i più giovani …”) perché si ritiene ingiustamente penalizzato dall’esito del concorso per un posto di ricercatore di tipo A. Era la prima mail mai scambiata tra noi, rispondo che reputo la sua commissione composta da persone molto oneste e che tuttavia sbagli possono succedere, in tal caso si può adire il Tar. Segue una corrispondenza sul tema dei ricorsi, in cui gli dico con franchezza che l’ esperienza mi ha fatto maturare un discreto scetticismo sui ricorsi ma solo un avvocato avrebbe potuto valutare. Seguono altre mail sul ricorso al Tar. Il 25 maggio scrive di nuovo ma cambia oggetto, tratta di una interrogazione parlamentare sul suo caso. Rispondo il 25 maggio con una lunga mail, spiego che mi sento in imbarazzo, non condivido le accuse personali che circolavano contro l’onorabilità di persone che stimo e che ritengo assolutamente specchiate. Traccio una distinzione netta tra il ricorso amministrativo e quello penale, e aggiungo anche che rifiuto di schierarmi con lui, non si tratta di una questione da stadio. Scirè risponde lo stesso giorno “Caro Carlo, grazie intanto per la tua risposta SCHIETTA, IL CUI CONTENUTO RIMARRÀ TRA DI NOI, così COME TI CHIEDO CHE RIMANGA TRA NOI CIÒ CHE TI SCRIVO.” Non commento oltre. Non soltanto quel patto di riservatezza è stato violato, ma una mia corrispondenza che lui definiva allora schietta diventa oggi il materiale da manipolare per inventarsi un inesistente “infiltrato”. Per “l’infiltrato”, G. Scirè ha fuso brani tratti soprattutto dalle mie due mail del 14 gennaio e del 25 maggio, tra loro molto diverse; le estrapola dai loro differenti contesti temporali; omette che era stato lui a sollecitare un mio parere entrambe le volte e cancella tutto il ragionamento che lo accompagnava. Le mie frasi vengono ritorte non soltanto contro l’ inesistente “falso amico” ma anche contro gli storici accademici e contro l’università.

Se anche “il cinico” e il “fariseo” fossero costruiti con metodi analoghi, saremmo davanti ad una fake new abbastanza sofisticata, degna di un Dagospia, che almeno è divertente e autoironico. Purtroppo smascherare i testi manipolati richiede tempo, mentre i social suscitano reazioni emotive immediate. Ho visto con stupore attacchi personali da parte di docenti che non conosco, caduti nella trappola. Sono operazioni dal tono intimidatorio contro chi non si schieri col giustiziere-vittima. Non è questo il luogo per trarre considerazioni più ampie sul "caso Scirè". L’attacco qualunquista a una inesistente casta degli accademici serve solo a giustificare una politica di tagli che in ultima istanza danneggia proprio i giovani che lui vorrebbe difendere. L’università pubblica e aperta a tutti è una conquista relativamente recente della democrazia, se non la si difende, tra privatizzazioni, tagli, e tasse elevate scomparirà per inedia. E i più giovani non avranno nemmeno l’unica arma che gli resta, quella della cultura. Come si sia arrivati a questo stadio, meriterebbe davvero una riflessione. Ma a leggere certi post, mi chiedo chi vi presterebbe ascolto.


Carlo Spagnolo Allora, visto che lei insiste a difendere l'indifendibile ma soprattutto parla di schifo del post (che era e rimane generale, importante sociologicamente, e a differenza di quanto ha fatto lei, non aveva attaccato personalmente nessuno, infatti non avevo fatto nomi) e continua ad attaccare addirittura dandomi del manipolatore , allora è bene dire due cose. Chi mi conosce sa che sono una persona che tende a fidarsi del prossimo, salvo poi rimanere fregato. Il " Caro Carlo" non inganni, non la conoscevo bene affatto, lei non era e non è un mio amico. Credevo fosse una persona obiettiva all'epoca, sapendo che aveva avuto qualche "problema" in passato ai concorsi, ed è l'unica ragione per la quale l'avevo contattato per avere un parere sulla vicenda, come feci anche con altre persone. Non sapevo all'epoca, altrimenti non l'avrei mai fatto, che lei era amico dei commissari. A questo punto lascio agli altri valutare la ragione del suo consiglio a non denunciare.


Non ho affatto inteso screditare la battaglia per la trasparenza dei concorsi, a cui ho contribuito per anni, in varie sedi, e che non ho mai abbandonato. Anzi, proprio in nome di quella battaglia vi invito a non fare di tutta l'erba un fascio e a distinguere. Se sono intervenuto è perché ci sono state almeno due violazioni gravi da parte di Giambattista Scirè: la prima, quella della riservatezza di una corrispondenza privata che era stata scritta con l'impegno reciproco a non rivelarne il CONTENUTO. Il contenuto, non l'esistenza della corrispondenza, doveva restare tra noi due, (il suo richiamo al rispetto della privacy qui non c'entra nulla). Peggio ancora, ne ha manipolato il testo, fondendo messaggi diversi, scritti in tempi diversi e sempre in risposta a SUE domande, e omettendo parti altrettanto decisive che avrebbero dato un senso diverso. Così un consiglio personale da LUI richiesto, e da me dato sulla base della mia esperienza, viene ora strumentalizzato per denigrare una intera categoria, a cui appartengo. Se intendete combattere battaglie serie di trasparenza con informazioni manipolate, e inventando falsi nemici, fate voi, non andrete lontano e vi strumentalizzeranno facilmente. Aggiungo, e so di rendermi impopolare, che - al di là dei miei personali rapporti con due membri della commissione, che mi inducono a essere certo della loro integrità morale - vale la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva. E attendo di leggere le motivazioni della sentenza di primo grado, perché mi pare a dir poco sorprendente che da una divergenza di giudizio sui titoli, tra l'altro discutibile, si sia passati in questo caso specifico ad un giudizio penale. Lo avrei capito se ci fosse stato un caso di corruzione, con una commissione che prende soldi o favori personali in cambio di un giudizio truccato. Questo non è il caso. A voi sembrerà "esemplare", a me pare aberrante; comunque prima di esprimermi seriamente attendo di conoscere le motivazioni. Qui intervengo non solo da storico ma da docente, che sente qualche dovere nei confronti dei più giovani. Attacchi così denigratori contro l'università non ci sono mai stati, investono indiscriminatamente il mondo della ricerca (che è tra le parti migliori di questo paese) e la funzione pubblica dell'università. Quando poi si prende di mira una categoria così poco coesa come gli storici accademici, sorge qualche interrogativo. L'esercizio del dubbio è la primaria attività dello storico, assieme al controllo delle fonti. Pensateci su. Non ho altro da dire. Qualsiasi cosa scriviate, non interverrò più su questo post.


Carlo Spagnolo Lei continua a dire che io avrei violato la riservatezza dicendo una sciocchezza: lo avrei fatto se avessi rivelato il suo nome, ma non è andata così. Il contenuto del testo invece è molto significativo dei modi usati nel mondo accademico ed è la ragione per cui è stato divulgato. Aggiungo che all'epoca mai avrei potuto immaginare dei rapporti stretti di amicizia anche personale oltre che professionale con i condannati, il che si commenta da solo. Se lei intendesse fare una battaglia sulla trasparenza non continuerebbe a difendere l'indifendibile perfino dopo le sentenze, quindi eviti almeno di nominare la trasparenza, non sa neppure di cosa si sta parlando. Ho scritto 2012 e non una data precisa, ed ho unito per brevità due spezzoni di mail che non hanno alterato di una virgola il senso del suo messaggio, quello sì all'epoca, intimidatorio, oltre che ad aver abusato della mia buona fede. Per quanto riguarda la specchiatissima commissione è stata sbugiardata in tutte le sedi giudiziarie. Infine, sulla corruzione, ci vuole semplicemente qualcuno che vada a fondo con le denunce e le procure che indaghino, quindi stia tranquillo. Non intervenga più infatti, ci farebbe più bella figura.


Carlo Spagnolo Lei continui pure a vivere, da privilegiato, nel suo mondo ovattato dei sogni dell'università italiana fiore all'occhiello: la realtà è ben altra, cioè a dire concorsi predeterminati e favori ad amici. Detto questo la chiudo qui.


< Segmentazione del controllo sociale >

< Indice >