Democrazia

Da const.


< Glossario del conflitto sociale >

L'intelletto non è una grandezza estensiva bensì intensiva: perciò un solo individuo può tranquillamente opporsi a diecimila imbecilli, e un'assemblea di mille imbecilli non fa una persona intelligente.

Arthur Schopenhauer


Ho letto una citazione di Zagrebelsky che diceva che costruire la democrazia consiste nel distruggere le oligarchie. Posso dire che se è così vedo pochissimi costruttori di democrazia, sia a destra che a sinistra? Vedo piuttosto un processo che va al contrario.


L'INGANNO. Gli antichi Ateniesi, che hanno codificato i principi della Democrazia, ponevano alla base del sistema due concetti fondanti: l'isègoria, ovvero l'eguaglianza nell'avere ogni cittadino diritto di parola e la parrèsia, ovvero il dovere, la necessità assoluta per il cittadino che prendeva la parola di parlare in modo chiaro e, quindi, dire la verità nell'interesse della Comunità. Questi principi animavano la Democrazia ateniese in un procedimento, appunto, aleturgico, vale a dire un metodo che produce la verità. Perché essi ritenevano a buonissima ragione che solo la verità protegge i più genuini interessi della Comunità. E la prevalenza politica all'interno della stessa Assemblea democratica era determinato dalla capacità di essere razionali e convincenti sempre nel dire il vero e questo, evidentemente, a prescindere che l'oratore fosse ricco, potente o nobile. Si potrà notare, facendo un balzo in avanti ai nostri giorni, che questi principi sono scomparsi dalle cc.dd. Democrazie occidentali e segnatamente europee, da quando a contrario si è imposto il principio di governamentalità di matrice ordiliberista, ove domina, invece, il principio opposto, quello per cui anche se il componente dell'Assemblea dice il vero, questo non può modificare e intralciare l'attività del Governo. Infatti, passa il principio che la discussione parlamentare è inutile, dannosa, rallenta l'attività del Governo. Questo lede il primo principio di una Democrazia compiuta il diritto per ogni membro dell'Assemblea di parlare e dire il vero, che è l'unico e principale processo di formazione della verità politica in un sistema parlamentare. In secondo luogo si potrà facilmente notare che proprio questo processo di nascondimento della verità, per mano di coloro che si proclamano portatori della verità (ndr è una verità democratica?), è ulteriormente potenziato con la riduzione di coloro, i rappresentanti del Popolo, che possono prendere la parola nell'Assemblea. Questo in un cortocircuito politico, falsità che si presenta come verità, dove ciò che viene rappresentato come una misura a favore della Democrazia va esattamente nella direzione opposta. Questa dinamica, questo dispositivo, mostra, a chi lo voglia osservare con razionalità, che nell'odierno sistema politico dire la verità significa dire il falso, anzi quanto più la verità che si pronuncia è falsa tanto più sembrerà vera! (ndr Salvini docet!) La riprova di tale processo è osservabile nel fatto che senza tema di smentita o soluzione di continuità si possa passare da un Governo presuntamente e falso/vero "sovranista", nel senso detto sopra, ad uno perfettamente allineato all'ordoliberismo unionista con alla guida lo stesso Presidente del Consiglio, che evidentemente non è un uomo per tutte le stagioni, ma sempre per la stessa.


"Non si tratta di affidare al criterio della #maggioranza la verifica della verità di un #valore, bensì di assumersi autonomamente una #responsabilità nei confronti della crescita del costume #civile di tutti” (Cardinale Carlo Maria Martini, 1998)



Nella realtà funziona così. Una cosa creduta da molti, non necessariamente è vera. Una legge voluta dalla maggioranza, non necessariamente è giusta.


Pericle - Discorso agli Ateniesi, 431 a.C. [n.d.H. godiamocelo senza dietrologie]


Qui ad Atene noi facciamo così.

Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza. Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.

Qui ad Atene noi facciamo così.

La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo. Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo. Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla. Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia. Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore. Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.

Qui ad Atene noi facciamo così.


Dialoghi[modifica | modifica sorgente]

2021 12 08[modifica | modifica sorgente]

Cocò e l’università. “L’UNIVERSITA’ sembra fatta a posta per educare all’immoralità. Professori ufficiali, specialmente delle facoltà di giurisprudenza e di medicina, sono avvocati, o esercitano la professione, o fanno gli affaristi: è facile quindi, trovare il magistrato, il banchiere, l’elettore influente, il cliente danaroso, il socio d’affari, che con una raccomandazione metta a posto qualche altro esame. Ed ecco come l’Università sforna ogni anno medici e avvocati, professori di lettere e di scienze, dei quali la più parte non è assolutamente capace di scrivere dieci righe senza almeno dieci errori di grammatica ed è intellettualmente abbruttita e moralmente disfatta. Questa vergogna non è peculiare di una università. Tutte le università italiane sono più o meno ammalate. Prevalgono gli affaristi sugli scienziati. Così la corruzione avanza e impesta tutta l’Italia. Nel mezzogiorno la corruzione propinata dal governo centrale si accumula a quella che pullula nella vita locale e tutto il paese si sprofonda in una fetida palude di anarchia morale e di volgarità. E in tutto questo processo patologico una parte grandissima di responsabilità tocca ai professori dell’Università, che sono venuti meno spesso al loro dovere di far servire l’Università a selezionare intellettualmente e moralmente senza debolezze e senza colpevoli pietà la borghesia meridionale; e hanno lasciato che essa funzionasse come una SCUOLA SUPERIORE DI MALA VITA” No, non è un passo di Mala università, anno 2021. L’autore non è quel pazzo, invidioso, visionario, sovversivo, “terrorista”, “utile idiota” che vi sta scrivendo adesso, così definito in privato e in pubblico da tanti ex colleghi accademici, servi del potere. Volete sapere davvero chi scrive queste cose e quando le scrive? Gaetano Salvemini, un pericoloso storico e politico, che usava parole sferzanti nei confronti di certa classe politica del suo tempo. Queste parole le ha riservate all’accademia e all’università e sono scritte in un suo articolo pubblicato sulla rivista “La Voce” dal titolo “Cocò all’Università di Napoli o la scuola della malavita”. Era il 3 gennaio 1909. Null’altro da aggiungere, se non che l’università di oggi non è affatto cambiata da allora, anzi è peggiorata. Il brano si commenta già da solo.

Trasparenza e Merito. L'Università che vogliamo Casa Editrice Chiarelettere



Purtroppo l'Italia è un Paese corrotto e tanti italiani sono troppo presuntuosi e desiderosi di sembrare migliori degli altri.... è così che l'Università che fino a poco tempo fa veniva percepita come un luogo di eccellenza è diventato un rifugio dorato (non tanto per gli stipendi) per i figlioli della società che conta. Il luogo perfetto in cui pavoneggiarsi, senza alcun impegno ed interesse per la ricerca...



In effetti, credo che chi abbia una autentica vocazione per la ricerca e per la trasmissione della conoscenza - effettuabili soltanto in una condizione di piena autonomia morale ed intellettuale - non riesca proprio a respirare tale inquinamento mafio-masso-criminogeno esistente all' università italica (un inquinamento che a questo punto, come ben emerge dallo scritto di Salvemini postato da Giambattista, risulta essere un fattore storico-antropologico). Nell' ottica dell' analisi socio-antropologica, credo si possa dedurre che uno stato dalle istituzioni così mal funzionanti abbia prodotto, e sia stato a sua volta alimentato, da una università malavitosa come descritto (a sua volta strumento per la spoliazione legale perpetrata dalle istituzioni inquinate), ma l' autorevolezza acquisita da Tra-Me, ed il crescente desiderio di cambiamento nell' opinione pubblica documentato dalle ormai numerose ed ottime apparizioni di Giambattista e dall' interesse da lui suscitato anche in una trasmissione come Presa diretta, costituiscono veramente in questo contesto una pagina di storia scritta in primis da Giambattista, ed a seguire da chiunque abbia rifiutato di adeguarsi al sistema


Luca Cerioni secondo me, va ancora di più sviluppata l'analisi socio antropologica prima di sognare eventuali soluzioni. Per questo, come sviluppo dei ragionamenti di Bastiat sulla spoliazione legale , prima va sviscerata la mia teoria sul regime imbecillocratico .



Mario Paolo Rossi il consiglio è di cambiare la tua terminologia...molto spesso il linguaggio usato influenza e condiziona l'attività stessa



Trasparenza e Merito. L'Università che vogliamo quale sarebbe il sinonimo di regime imbecillocratico ?


E' la sfumatura psicologica che è assolutamente fuorviante e rischia di escludere anziché includere...un regime è una organizzazione o forma...se dai degli imbecilli ai cittadini che non capiscono o sono inconsapevoli di qualcosa (molto spesso accade che siano invece perfettamente consapevoli e conniventi, ma questo è altro discorso)..i margini per sovvertire quel sistema sono pari a zero


Mario Paolo Rossi le condizioni sine qua non per rendere la cittadinanza consapevole sono un riappropriarsi della università in quanto istituzione pubblica che non può essere lasciata in mano ai soli docenti e al corpo accademico che, nel 95% dei casi, gode e usufruisce del sistema di potere e lo copre...ragione per cui, proprio attraverso una mobilitazione dei cittadini e degli studenti, occorre cancellare certi meccanismi di governance e di reclutamento e ricostruirla dalle fondamenta attraverso una rivoluzione culturale ed etica, che parta proprio da nuovi protagonisti che entreranno dentro l'istituzione universitaria grazie all'azione di Trasparenza e Merito e alle sentenze suscitate che gradualmente creano una breccia, una crepa nel sistema che presto crollerà...in questo contesto, proprio una rinnovata università sarà alla base della costruzione di una rinnovata politica e di una rinnovata magistratura...ma sono condizioni di lungo periodo, probabilmente noi non arriveremo a vederne i veri risultati e ne scriveranno tra un secolo nei libri di storia futuri..oggi mancano le tre condizioni essenziali cioè Politica, Università, Magistratura con le iniziali maiuscole...


Trasparenza e Merito. L'Università che vogliamo tu pensi che prima di arrivare alla definizione di Regime imbecillocratico non ho fatto i tuoi ragionamenti? Poi, dopo aver osservato tante vicende come la tua, sono arrivato a fare la fotografia della realtà e la conclusione è stata che solo degli imbecilli indotti inconsapevoli si fanno trattare in questo modo , e non mi riferisco a te, ma ad esempio a 100mila giovani ingegneri liberi professionisti .


Trasparenza e Merito. L'Università che vogliamo un link che mi mandano gli amici consapevoli

https://m.facebook.com/watch/?v=726201802106735&extid=NS-UNK-UNK-UNK-IOS_GK0T-GK1C&ref=sharing



Mario Paolo Rossi però, affermando che gli iii rimangono comunque inermi alla distruzione di massa operata dalla vecchia politica che ha considerato le università Alitalia e le banche un regalo alla popolazione locale per posti di lavoro e clientele, contestualmente inibisci con precisione chirurgica la diffusione del concetto che solo riappropriandosi di una formazione adeguata, nel modo in cui lo declina Giambattista Scirè, lo Stato e la nostra vita possa cambiare. In Italia non servono solo i soldi alle imprese che non li sanno utilizzare ma serve cultura e formazione adeguata ai tempi per elevare il nostro stato sociale finanziario e personale …



Mauriizio Rodinò bravissimo, sei arrivato al punto focale della discussione sul significato di regime imbecillocratico e perché lo uso. Io non ho studiato la Storia come si dovrebbe, ma da almeno 5 anni seguo Rai Storia almeno 2 ore al giorno e mi si è aperto un mondo. Se vedi tutte le rivoluzioni che sono avvenute, alla fine è sempre stato un conflitto tra élite con le masse che subivano ora l'una ora l'altra, a seconda di chi manteneva l'ordine o di chi cavalcava la rivolta. La massa può fare la rivolta ma non la rivoluzione, per la quale ci vuole un progetto e le idee che una massa non può portare a sintesi. Quindi la democrazia come la intendiamo noi, come ha spiegato bene Martinazzoli , o è la sintesi di un conflitto sociale dove ognuno con le idee radicali che difende in base alla dottrina che crede, fa un passo indietro se crede al bene comune, e saremmo nella prima Repubblica o si combatte per il senatore in più, magari comprandoselo, e si impone con la forza della persuasione, economica ed infine pubblica, il saccheggio legale , e saremmo nella era Berlusconi. Quindi non esiste la democrazia e mai esisterà perché il conflitto sociale legale è tra élite. Quello che sostiene Giambattista Scirè lo pensavo 10 anni fa, ed è quello che ci viene inculcato dalla scuola, fin da bambini, ossia credere allo stato di diritto, alla legalità, alla costituzione, ma la realtà è diversa, come penso di avere spiegato, ossia il conflitto sociale legale è uno scontro tra élite. Se leggi la prima pagina del libbrone, vedrai che ho scritto che è un manuale per l'élite di contro potere, aggiungendo che oggi essa non esiste, e Trasparenza e Merito. L'Università che vogliamo me lo conferma perché il progetto che hanno, meritocratico, non ha nulla a che vedere con il conflitto sociale dove lo scontro è tra dottrine.

2021 09 17[modifica | modifica sorgente]

Questa è la conferma che il regime è imbecillocratico e che la democrazia non può esistere e non è mai esistita https://www.corriere.it/economia/aziende/21_settembre_14/draghile-cose-vanno-fatte-perche-si-deve-anche-quando-sono-impopolari-71a3d8cc-1592-11ec-87fe-df13c0096efb.shtml

Uhm..trovo la definizione di regime imbecillocratico intellettualmente stimolante.. mi verrebbe da porre una domanda "culturale": quando lui dice "si deve fare", forse intende dire che questo corso degli eventi è stato ordinato da qualcuno anche sopra di lui (i vertici del grado 33 della massoneria internazionale?) e di cui lui esegue gli ordini ? Giusto per un po' di cultura..


Luca Cerioni è il solito discorso pastore-gregge. Nella realtà il vero pastore neanche spiega alle pecore perché si deve fare, perché è un suo interesse che si faccia. In questo caso invece pare che faccia le cose nell'interesse delle pecore. Che poi, a posteriori dovrebbero essere capaci di essere riconoscenti, ma, per definizione non sono mai capaci di capire i propri interessi a priori.


2017 12 07[modifica | modifica sorgente]

La democrazia per certi versi è "spietata"; ciò che conta sono i numeri e non potrebbe essere diversamente, quindi l’obiettivo primario è vincere! Con la vittoria si acquisisce potere, la logica del potere vuole che lo si consolidi e lo si mantenga più a lungo possibile, a qualsiasi costo e senza cedimenti, con la giustificazione che il fine giustifica qualsiasi mezzo. Va da sé che il più delle volte, ahimè! si persegue la vittoria per sostituire e non per cambiare. Vivo in un piccolo paesino di scarsi quattromila abitanti. Sono stato candidato consigliere al comune tre volte, due volte eletto in minoranza l’ultima volta in maggioranza. Un paese spaccato e diviso politicamente con contrapposizioni anche forti, non tanto ideologiche quanto di consorterie contrapposte. Stando in minoranza ho fatto opposizione e subìto spesso varie prepotenze anche personali. Visionare ed acquisire atti del comune era ogni volta una impresa, si accampavano sempre ridicole scuse e si tendeva ad ostacolare un corretto ed informato rapporto con la giunta, con le loro deliberarazioni ostacolando una efficace azione di controllo. Quando sono stato in maggioranza mi sono fortemente adoperato per far destinare nel palazzo comunale un piccolo ufficio ai consiglieri di minoranza. Voleva significare un gesto, più che altro simbolico, per riconoscere dignità e valore al ruolo della minoranza; non sono riuscito! I miei compagni dicevano: abbiamo sempre subito e ora… Ho raccontato questo piccolo aneddoto per illustrare quanto il potere sia perverso. I miei “compagni” probabilmente volevano solo SOSTITUIRE e non CAMBIARE. Per la cronaca: l’amministrazione dopo due anni é decaduta e commissariata. Buon giorno Francesco ed amici.

2020 21 06[modifica | modifica sorgente]

Ancora a proposito della “più grande democrazia del mondo”: una forma di governo democratica può dirsi tale quando non soltanto quantitativamente ci sono molti elettori (sebbene poi essi eleggano il presidente con un metodo indiretto), ma quando essi hanno gli strumenti cognitivi e culturali per poter scegliere. In questo conta molto il sistema dell’istruzione. Se scambi la Cecenia con la Repubblica Ceca sei sicuro di essere un elettore attrezzato? Chiaramente non sto difendendo l’epistocrazia, ma al contrario sto dicendo che prestazione e prerequisito (certo, un circolo) delle democrazie è anche la capacità dei cittadini di discernere. È per questo che per esempio l’università deve essere non un prestatore di servizi alle imprese o un luogo di ricerca su commissione, ma un posto in cui si produce cittadinanza. Come dicevo qualche tempo fa, l’università moderna nasce perché tutti siano pensatori e filosofi, ovvero cittadini in grado di auto-governarsi.

Documenti[modifica | modifica sorgente]

L'HuffPost: L’idea seducente della democrazia e l'erba cattiva d'Italia. https://www.huffingtonpost.it/politica/2022/06/20/news/democrazia_ieri_oggi-9644910/

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Politica_(Aristotele)

http://www.federica.unina.it/lettere-e-filosofia/storia-delle-dottrine-politiche/aristotele-e-la-democrazia-nella-grecia-antica/

Collegamenti[modifica | modifica sorgente]


< Indice >