Il conflitto pensionistico/Furto generazionale

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Il furto generazionale, è un caso di saccheggio legale applicato nel campo dei sistemi pensionistici senza patrimonio di previdenza con schema pensionistico con formula delle rendite predefinita e consiste nell'insieme di regole e leggi che favoriscono oltre misura una generazione o coorte a discapito delle successive che devono subire i disavanzi della spesa corrente primaria per le pensioni attraverso l'accollo del debito pubblico e del debito pubblico implicito.

Il furto intergenerazionale quando diventa causa dell'esplosione della bolla previdenziale diventa una causa scatenante di un possibile conflitto intergenerazionale che altrimenti non avrebbe ragione di esistere.

Alcune degenerazioni del sistema pensionistico pubblico in Italia che determinano il furto intergenerazionale sono: la baby pensione, la pensione gonfiata, il vitalizio del parlamentare.

Il furto generazionale nella Costituzione Italiana[modifica | modifica sorgente]

L'art. 3| della Costituzione Italiana, stabilisce il principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, ma non l'uguaglianza della legge nei confronti del cittadino.

Le discriminazioni sono vietate per il sesso, la razza, la lingua, le opinioni politiche, ma nulla si dice riguardo all'età, pertanto è stato possibile introdurre nella riforma Dini che è una legge fondamentale della Repubblica Italiana, il principio della discriminazione generazionale.

Anche la Corte Costituzionale si è pronunciata più volte in tal senso ribadendo sempre la legittimità del principio del pro rata applicato, secondo la legge 335/1995 per gruppi di lavoratori.

La Corte ha inoltre rigettato anche i tentativi simbolici della politica di riequilibrare i sistemi previdenziali dichiarando incostituzionale il contributo di solidarietà in quanto assimilato ad una tassazione che non può essere discriminatoria, se applicata a gruppi potenzialmente o effettivamente favoriti da normative basate sul furto intergenerazionale.

Tale posizione può essere anche annoverata tra gli esempi di giurisdizione domestica se non proprio creativa|.

Le iniquità del sistema pensionistico pubblico italiano[modifica | modifica sorgente]

In fase di avvio di un sistema pensionistico pubblico basato sul sistema pensionistico senza patrimonio di previdenza con schema pensionistico con formula delle rendite predefinita è normale caricare le prime generazioni di aliquote contributive pensionistiche di finanziamento più basse e fare promesse pensionistiche più alte di quanto possibile se si vuole mantenere l'equilibrio attuariale delle prestazioni tra generazioni.

Le aliquote dei contributi obbligatori per le assicurazioni obbligatorie erano più bassi negli anni '70 ed '80 rispetto ad oggi, ma le prestazioni pensionistiche erano e sono più alte di quelle conseguibili oggi con il metodo di calcolo contributivo.[1]

Note[modifica | modifica sorgente]

  1. Le misure per dire addio ai privilegi (e dare giustizia ai giovani), in Il Sussidiario, 18 novembre 2014. URL consultato il 23 novembre 2014.
    «Sa quanti contributi bisogna versare in 35 anni per avere una pensione di 90.000€? Oltre 1.800.000 (3,5 miliardi delle vecchie lire). ... Ora di un sistema pensionistico equo si dovrebbe poter affermare che tutti i pensionati ... maturano la pensione con lo stesso sforzo contributivo. .... è verosimile che negli anni '70 ci fossero lavoratori con una retribuzione di 300 milioni di vecchie lire? No, è chiaro!».

Bibliografia[modifica | modifica sorgente]

  • Mattia Persiani, Diritto della previdenza sociale, 19ª ed., Padova, CEDAM, 2012, ISBN 978-88-13-33206-8.

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