Il conflitto pensionistico/Riforma Monti del sistema pensionistico pubblico

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Per riforma Monti del sistema pensionistico pubblico italiano si intendono una successione di norme emanate durante il governo Monti, a partire dal decreto Salva Italia fino alla modifica di alcuni commi della Costituzione che hanno determinato l'avvio finanziario del modello previdenziale universale in Italia e l'uscita definitiva, anche se in tempi lunghissimi, dal modello previdenziale corporativo fascista.

Contesto storico[modifica | modifica sorgente]

Per capire il contesto storico può farsi riferimento a quanto descritto nella riforma delle pensioni Fornero. Nell'incontro tra Monti e la Merkel del 24 novembre 2011, ove venivano delineate le linee guida degli impegni che il governo Monti intendeva attuare, la Merkel si espresse così: «Il presidente Monti - ha detto Merkel - ci ha illustrato i provvedimenti che l'Italia ha in programma ed è molto impressionante vedere le misure anche strutturali che il governo è intenzionato ad adottare». Le norme del governo Monti viste nel loro insieme descrivono la portata delle riforme strutturali implementate durante il governo Monti.

La riforma Monti del sistema pensionistico pubblico[modifica | modifica sorgente]

Per comprendere la portata del cambiamento del sistema pensionistico pubblico operato dal governo Monti bisogna individuare tutte le norme che in modo coordinato hanno inciso nella gestione della previdenza sociale in Italia:

  1. Incorporazione dell'INPDAP e dell'ENPALS;[1]
  2. Riforma delle pensioni Fornero;[2]
  3. Individuazione del perimetro della pubblica amministrazione per l'equilibrio dei bilanci e la sostenibilità del debito pubblico secondo art. 97 della Costituzione Italiana| entrato in vigore nel 2014;
  4. Pareggio di bilancio in Costituzione.[3]

L'avvio del sistema pensionistico pubblico secondo il modello previdenziale universale[modifica | modifica sorgente]

Con l'implementazione di tutte le suddette norme il governo Monti in circa 5 mesi trasforma definitivamente la gestione finanziaria del sistema pensionistico pubblico legandolo definitivamente al bilancio dello Stato.

La riforma delle pensioni Fornero da infine l'avvio alla convergenza di tutti i trattamenti avviando il metodo di calcolo contributivo a capitalizzazione simulata sulla crescita nel metodo misto. Significa l'abbandono del modello previdenziale corporativo fascista ed il passaggio al modello previdenziale universale.

L'illusione della stabilità del sistema pensionistico pubblico italiano dopo la riforma Monti[modifica | modifica sorgente]

La severa riforma Monti veniva vista da molti osservatori politici, dalla stessa Fornero, dall'opinione pubblica come il punto di arrivo della raggiunta sostenibilità fiscale del sistema pensionistico pubblico italiano.

Tutti i sistemi pensionistici volgarmente detti a ripartizione ovvero sistemi pensionistici senza patrimonio di previdenza, si basano sulle entrate fiscali correnti per il pagamento delle pensioni correnti. Non esiste un patrimonio di previdenza accantonato per pagare le obbligazioni degli enti previdenziali.

La riforma Fornero aveva agito soprattutto tagliando il numero delle nuove pensioni (-400.000) e con il blocco della perequazione per due anni.

Al termine dei due anni il governo Letta aveva effettuato un ulteriore intervento di blocco della perequazione.

Ciò nonostante aumentava lo squilibrio tra le entrate contributive e la spesa pensionistica del 2013 aggravata dalla mancata crescita del PIL reale.

Si rendeva quindi evidente che senza la ristrutturazione del debito pubblico implicito legato al debito pensionistico latente non si poteva trovare un punto di equilibrio finanziario del sistema.

Questo si può fare solo intervenendo sulle pensioni in essere, riducendole adeguatamente.

Ciò nonostante, ancora nel 2014 alcuni osservatori non si rendevano conto della insufficienza della riforma Fornero.[4]


Note[modifica | modifica sorgente]

  1. D.L.201/2011 art.21
  2. D.L.201/2011 art.24
  3. L.Cost.1/2012
  4. La Stampa 20/08/2014, Il Governo Monti fu obbligato proprio due anni fa dagli errori della politica a un intervento severo per mettere in sicurezza il sistema previdenziale.

Bibliografia[modifica | modifica sorgente]

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