Legittimazione del potere
La legittimazione del potere è il primo passaggio che deve affrontare chi lo detiene.
In passato il potere dei re si legittimava per diritto divino.
Successivamente si è passati alla "Grazia di Dio e per Volontà della Nazione".
La Costituzione è formalmente l'attuale forma di legittimazione del potere che consiste nella capacità di imporre la legge, potere diviso tra legislativo, esecutivo e giudiziario.
Formalmente in quanto tutta la wiki spiega come con la spoliazione legale essa sia sistematicamente violata.
Abbiamo visto che il conflitto sociale legale, prima che economico è culturale, quindi esso si svolge a monte dell'ordinamento ossia nei luoghi di fabbricazione della cultura ed in special modo nelle università.
Potere e scienze assolute[modifica | modifica sorgente]
Il rapporto tra le scienze assolute e il potere non è di legittimazione ma di delegittimazione.
Basta vedere la vicenda di Galileo.
La scienza assoluta può solo delegittimare il potere in quanto essa si afferma a prescindere dal potere.
La legge della gravitazione universale non è recepita da nessun ordinamento nazionale, eppure viene applicata in tutto il mondo è non vi è necessità di nessun potere giudiziario per farlo rispettare ne di minacciare sanzioni.
Se un ordinamento affermasse per legge che la terra è piatta, trovereste le persone comuni che con le regole del metodo scientifico saprebbero confutare le previsioni dell'ordinamento fasullo.
Non ci sarebbero professori universitari o Nobel che affermerebbero la legge assoluta vantando i loro titoli ossia l'ipse dixit.
Potere e discipline volontarie[modifica | modifica sorgente]
Il potere nelle discipline volontarie quali la filosofia, la religione, l'economia, il diritto, le discipline sociali, politiche, la storia, le discipline finanziarie, tributarie ecc. trova la legittimazione moderna e queste lo ottengono attraverso il potere.
È uno scambio simbiotico ove l'uno legittima l'altro ed entrambi esercitano il potere.
Alcuni esempi.
Il manifesto a difesa della razza[modifica | modifica sorgente]
Alcuni professori sottoscrivono il manifesto a difesa della razza e dopo pochi mesi vengono approvate le leggi razziali.
Il congresso do Verona sulla famiglia[modifica | modifica sorgente]
https://dottorato.it/content/bussetti-verona
Verona Settegiorni: Congresso delle famiglie di Verona, l'appello di 200 accademici: "Togliere patrocinio della Presidenza del Consiglio".
https://veronasettegiorni.it/altro/congresso-delle-famiglie-verona-appello-200-accademici-togliere-patrocinio-della-presidenza-del-consiglio/
La riforma delle pensioni Fornero[modifica | modifica sorgente]
In un momento di crisi finanziaria dovuta al collasso del sistema pensionistico ossia il pilastro del welfare state che è solo figlio della politica, si affida ad una professoressa il ruolo di agire dietro le mentite spoglie della "scienziata" prestata alla politica come se le scelte fatte abbiano un carattere tecnico figlio di conoscenza scientifica.
La pseudo scienza lombrosiana[modifica | modifica sorgente]
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Cesare_Lombroso
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Antropologia_criminale_(disciplina)
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Museo_di_antropologia_criminale_Cesare_Lombroso
Bibliometrica[modifica | modifica sorgente]
L'università italiana[modifica | modifica sorgente]
Le teorie complottiste che sono alla base della wiki, impallidiscono alla luce di quanto sta emergendo dalla cronaca giudiziaria grazie alla azione di una Associazione di giovani ricercatori "Trasparenza e merito. L'università che vogliamo." e del suo principale rappresentante Giambattista Scirè.
A seguito di innumerevoli denunce alla magistratura sulla gestione illegale dei concorsi universitari sta emergendo una modalità di reclutamento dei professori universitari che si presta ad una duplice lettura, quella in cui si è in presenza di ladri di polli o quella, complottista di emersione di un sistema di potere che si basa sulla simbiosi tra università e politica.
Il caso Scirè[modifica | modifica sorgente]
Antefatto[modifica | modifica sorgente]
Interrogazione a risposta scritta 4-16021
Alla base della associazione vi è il caso di Giambattista Scirè che partecipa nel 2012 ad una concorso per un posto all'università di Catania per una cattedra di Storia Contemporanea.
La commissione sceglie un architetto senza la laurea richiesta dal bando e Scirè resta escluso.
A seguito del ricorso alla magistratura, Scirè ottiene più sentenze favorevoli che non vengono mai eseguite.
Si forma un movimento di opinione che porta a sollecitare il MIUR e il ministro di turno che non prende mai posizione.
Io vengo a conoscenza della vicenda alcuni mesi prima delle elezioni del 4 marzo 2018, ed inizio a leggere la vicenda nella ottica complottista, per cui diventato amico su Facebook sia di Scirè che della Associazione Tra.Me. inizio a evidenziare che non è vittima di un ladro di polli ma che dietro ci sia una organizzazione di massoni che lo tiene sulla graticola.
Intanto alcuni fondatori della associazione vengono in contatto con il Movimento 5 Stelle (Pierpaolo Sileri viene eletto senatore) mentre altri finiscono sul Blog delle Stelle e sulla trasmissione Le Iene.
La stampa parla posti di lavoro, di baroni e giovani, io nei commenti della associazione, di massoni, gruppi di potere, costruzione della verità, di saccheggiati.
Anticipo il mio giudizio sul fatto che i 5 Stelle sono la massoneria al potere, in quanto avevo letto il programma sulle Casse, Scirè non mi banna per gentilezza, e all'epoca non si sapeva ancora nulla dei massoni candidati scelti da Di Maio, né di quelli al governo, come Conte, Tria, Savona.
Altri associati di Tra.Me. prima mi danno l'amicizia sui social poi la tolgono, a fronte delle mie tesi complottiste.
Come primo indizio segnalo che il Blog delle Stelle ha un link corrotto con il sito di Trasparenza e Merito e Scirè mi assicura che lo correggeranno, ora a distanza di un anno, è rimasto ancora tale nonostante le segnalazioni anche nei commenti.
E Giambattista mi diceva di aspettare e di avere fiducia dei nuovi politici.
Nel frattempo controllavo l'inerzia del governo sui 100 miliardi delle Casse, figuriamoci cosa può importare di qualche decina di rompicoglioni.
La storia[modifica | modifica sorgente]
SCIRÈ GIAMBATTISTA
Vittoria, la mia città sciolta per mafia: scandalizzarsi non serve, si deve agire prima
Nel luglio del '92 avevo diciassette anni. Un giorno di quel mese, in quell'anno, nell’ora in cui Paolo Borsellino veniva barbaramente ucciso dalla mafia, per conto di chi voleva coprire le gravi complicità dello Stato che il magistrato aveva scoperto, io ero in strada. Scendevo da Ragusa a Camarina con un amico, sospeso nella calura dell'estate, sfrecciando tra carrubi, ulivi e muretti a secco. Dal picco dove inizia la strada si vedevano, giù in fondo, le casupole di Comiso, poi Vittoria, e infine, lontano all’orizzonte, il mare e il sole, con la sua luce riflessa. In quei giorni Borsellino era per noi già come una pietra vivente di memoria. Significava stare dentro alle cose, lottarci dentro: non impugnando le armi come durante la guerra o la resistenza, ma dandoci dentro con una pala di idee. Era un esempio che bastava ad infiammarci, ad accenderci, a farci credere che ciò che avevamo sempre letto nei libri, nelle pagine di storia, poteva finalmente essere esempio concreto e vivo nella realtà. Mentre guidavo per tornare a casa, sconvolto da quella assurda notizia appena ascoltata alla radio, mi chiedevo: si può, una mattina di sole, vedere esplodere in mille pezzi non un uomo in carne ed ossa ma un'idea, un sogno, una speranza? Si può non rimanere sconsolati, almeno per un istante, credendo che non rimarrà più nulla di buono al mondo, da pensare, da dire, da fare? Che forse non resterà nulla di vivo per noi…un amore, un amico, un padre, o anche semplicemente un pensiero o un libro? Si può, certo, nella nostra vita può anche accadere, ma deve durare solo un momento, un istante. Poi si deve re-agire. Ricordo quella reazione, così come ho viva nella memoria la rabbia degli amici, della gente. Ma ricordo anche la paura. Due anni dopo, appena preso il diploma allo scientifico, partivo per sempre dalla mia terra per andare a studiare storia contemporanea all'università di Firenze. Ho sempre visto l'analisi della storia contemporanea come un grimaldello per scardinare le superficiali certezze della cronaca politica. All'epoca scrivevo, insieme ad alcuni cari amici, per un settimanale che faceva inchieste nel vittoriese e ragusano e, ad un certo punto, dopo qualche articolo e un po' di interviste e registrazioni, ci giunsero delle minacce. In realtà, non decisi di partire per quello, sono sempre stato un tipo abbastanza coraggioso. Quello che non potevo sopportare era l'atmosfera, il non detto, il silenzio delle persone, quel farsi, ognuno, i fatti suoi. Vedevo gente che si arricchiva a spese di altri, un po' in tutti i settori della vita della comunità, ma tutti stavano zitti e lasciavano fare, per quieto vivere, per non avere rogne. Bene, quello non era un ambiente che faceva per me. Dovevo partire. Sono passati anni ormai da allora, e qualche giorno fa ho letto la notizia che il comune di Vittoria, la città dove sono nato, è stato sciolto e commissariato per mafia. Mi sono sempre chiesto, dopo essere partito, dopo gli anni delle stragi vittoriesi e della fine del boom economico dovuto alla serri-coltura, dove fosse finita la mafia nella mia terra, visto che apparentemente non si vedeva più. E la risposta non può essere che una, come conferma la notizia di questo commissariamento. La mafia è sempre lì piantata dentro le viscere di questa terra. Sembra quasi di vedere il suo ghigno sprezzante vivere in ogni gesto, in ogni parola disonesta, ipocrita, opportunista, detta per caso, continuamente, da chiunque. Può valere in un qualsiasi affare illecito, in un sopruso evidente. Non è solo affarismo, distruzione, morte, ma può essere anche solamente silenzio, omertà. E quel ghigno mi pare di vederlo crescere sempre più fin quasi a sembrare normalità, routine, tanto da non scomporre né sconvolgere più nessuno. E' drammatico, triste, ma è così. C'è una mafia diversa che non uccide, non contrabbanda droghe, ma si insinua nella normalità della pubblica amministrazione e gestisce tutto. La mafia non esiste, disse qualcuno. In realtà la mafia è un qualcosa di impalpabile, davvero arduo e difficile da sconfiggere. E' più che altro un atteggiamento. Già. Eppure se vado a correre sul lungomare di Scoglitti, soffocato dalle case quasi fin dentro al mare, o se passo vicino alle grigie palazzine dei quartieri alla periferia di Vittoria, o pure se percorro il più alto ponte di Modica, sembra di sentirne come l’odore, nauseante, che si conficca in fondo al naso, un puzzo che arriva fin dentro lo stomaco e si trasforma in una fitta. E a volte sembra persino di vederne spuntare le sembianze, come l'ombra di un animale feroce impressa sul muro, sempre in attesa di assalire. Così come il profumo salmastro del mare che si sente sempre in quest'isola, ad ogni angolo, perfino nell'entroterra, a cento chilometri dalla costa, o fin sopra il vulcano, l'odore del mare fin dentro il suo splendore e le sue tempeste. Così, purtroppo, si sente sempre, continuo, imperterrito, l'odore di mafia. Dico Vittoria per dire qualsiasi città della Sicilia, e forse dell’Italia. E se si prova un attimo ad appuntire lo sguardo, se ne vedono le macerie, i calcinacci, le pietre, i rifiuti, tutto il degrado di una terra lasciata a sé stessa. Tutto il degrado e la desolazione di ciò che non è stato, di ciò che sarebbe - così bello - se regnasse la serenità, l'onestà e la giustizia. Non serve cadere dalle nuvole e scandalizzarsi, oggi, quando la nostra città balza al triste ludibrio delle cronache nazionali per essere sciolta per mafia, ma serve farlo prima che accada. Serve agire nel nostro piccolo, tutti i giorni, affinché quell'atteggiamento impalpabile e inesorabile non prenda il sopravvento. Nessuno dunque, di fronte a questo provvedimento, non può dirsi esente da colpe, non può dire "io non c'entro", "io sono pulito". Perché se si scioglie un comune per mafia, si vede che qualcosa, a tutti i livelli, dall'amministrazione fino all'ultimo dei semplici cittadini, non ha funzionato. Occorre agire, dunque, contrapporsi, lottare contro le ingiustizie senza dare tregua. Io ho scelto di andare via, ma ho cercato di mantenere salda l'onestà, il senso di giustizia, e il coraggio, ed ho fatto scelte difficili su un altro campo, denunciare un concorso universitario, farlo pubblicamente, e farne una battaglia corale, per tutti. Non sembri cosa facile, perché ci vuole fegato anche a far questo. Ci sono meccanismi psicologici devastanti che agiscono senza bisogno di armi o minacce fisiche. Ecco, lo stesso dovrebbe fare ognuno di noi, nel proprio ambito, nel proprio lavoro, con i propri amici, con la propria famiglia, contrapporsi giorno dopo giorno ai piccoli gesti mafiosi che vediamo perpetrare accanto a noi. Non serve scandalizzarsi ora, serve agire prima.
A questo punto che fare? La risposta è più semplice di quanto si immagini: non si deve fare altro che ripartire da zero, dalle macerie, e riconquistarsi la credibilità con i fatti, con le scelte, con le azioni. La politica non c'entra più (anche alla luce della degenerazione dei partiti e del luogo deputato a farla, in passato, nel territorio), c'entra il contributo civico di moralità ed esempio vivo da parte di ogni cittadino. Anzi, proprio ripartire da zero direi di no. Ripartiamo dagli esempi eroici, ripartiamo da Falcone, da Borsellino, e da chiunque altro ha avuto - prima e dopo -, ognuno nel proprio ambito, il coraggio di dire NO a quell'impalpabile e inesorabile meccanismo detto, per semplicità, mafia ma che vuol dire , in altre parole, sopruso, egoismo, opportunismo, raccomandazione.
La disillusione M5S[modifica | modifica sorgente]
2018 12 17
Cari amici, il momento è molto delicato. Noi di Trasparenza e Merito. L'Università che vogliamo abbiamo scoperchiato un calderone di schifezze nei metodi di reclutamento diffusi nell'università italiana, ma non è altro che la punta dell'iceberg. Per quel che mi risulta, anche sulla base di una attenta analisi della segnalazioni, dei ricorsi, delle denunce, delle sentenze già esecutive, non si tratta solo di concorsi truccati da parte di singoli docenti e commissioni, ma si tratta di un sistema oliato, che risale a decenni. Non è affatto facile da smontare pezzo per pezzo. Ci vuole coraggio nella denuncia, ci vuole costanza, caparbietà ma non bastano. Ci vuole anche metodo, strategia, pazienza. E' un sistema che non coinvolge solamente le università pubbliche ma anche quelle telematiche, create ad hoc da diversi gruppi di potere con appoggi politici. Quello che intendo dire, dunque, è che non si tratta di singoli concorsi o di mele marce, come qualcuno vorrebbe far credere per sminuire le responsabilità della classe accademica. Si tratta di un sistema di vertice, fatto di scuole, di cordate e di schieramenti, dove i singoli acquistano potere scambiano favori, fino a che non vengono messi in posizioni di vertice, si legga Crui, Anvur, ma anche Miur. Questo meccanismo si fonda su reti trasversali di potere che acquistano forza prima attraverso i giochetti e gli scambi sull'Asn, poi nei concorsi locali. Ovviamente più il settore scientifico è potente, ovvero maneggia fondi , più è ambito: è chiaro che medicina, urbanistica, giurisprudenza, economia, la fanno da padroni. I casi che "Trasparenza e Merito" ha posto all'attenzione dell'opinione pubblica con denunce, attraverso la stampa, hanno quanto meno rotto i vincoli del silenzio opportunista di molti ma sono solo una infima minoranza rispetto ai reali giochi di potere, di ben più ampia portata che da almeno vent'anni inquinano l'università italiana. Porre rimedio e arginare questo sistema oliato di corruzione, che si autoalimenta spesso attraverso metodi letteralmente mafiosi, non è affatto facile. Chi sono gli interlocutori ai quali ci rivolgiamo con le nostre azioni e con i nostri accorati appelli? In realtà questi interlocutori appaiono ancora troppo pochi, e rimangono in sordina. E' vero in molti si sono iscritti, altri iniziano a seguire le nostre attività, altri ancora stanno partecipando alle azioni dell' Osservatorio Indipendente Concorsi Universitari. Ma non basta. La maggioranza sta nei posti che occupa, e mi riferisco non solo ai docenti, ricercatori, associati e ordinari, ma anche al comparto della dirigenza amministrativa degli atenei, messi lì per coprire le peggiori porcherie, perché è parte e risultato di quello stesso sistema, e quindi è sordo ad ogni tipo di appello , alla legalità, alla giustizia, alla trasparenza e al merito. Il rischio è che di fronte al movimento che abbiamo suscitato, con ampia risonanza e con promesse di intervento , in campagna elettorale, da parte dei partiti ora al governo, che hanno occupato le posizioni al Miur, in realtà tutto venga messo a tacere, venga normalizzato, con qualche piccolo ritocco, lasciando sostanzialmente inalterato il sistema, e cambiando qualche personalità, peraltro messa con scelte fatte sulla base di logiche che premiano non chi si è ribellato ed ha denunciato le porcherie ma figure opportuniste, mediatrici, non esposte ma capaci di fare gli interessi di chi vuole muovere le fila da dietro le quinte. Ecco perché, in questa fase, è necessario stare uniti, è necessario denunciare con ancora più forza ed energia, è necessario chiedere atti concreti da parte del Miur, non parole e promesse. E' finito il tempo della fiducia, è arrivato il tempo delle verifiche. A presto, per nuove importanti azioni. Mi raccomando di tenere duro e di non abbassare mai la guardia! Un saluto a tutti
Giambattista Scirè
La paralisi del saccheggiato[modifica | modifica sorgente]
Per colpa di chi gestisce un sistema clientelare di questa natura (in alcuni casi gestita con metodi mafiosi), a pagarne le conseguenze in termini di credibilità sono gli altri colleghi onesti, e soprattutto gli studenti e le famiglie.
Chiediamo al Miur di avviare controlli precisi e specifici su tutti i casi da noi segnalati e di mandare ispezioni. Istituire una commissione di inchiesta parlamentare sui concorsi truccati.
Chiediamo al governo di prendere coscienza di questo problema che solleviamo da tempo e di individuare soluzioni adeguate.
È interessante notare, nella vicenda del reclutamento universitario, come i ricercatori saccheggiati dei loro diritti, non riescano a vedere la spoliazione legale che si cela dietro alle istituzioni di spoliazione legale.
La denuncia si ferma al sistema clientelare ossia come se il bottino, la refurtiva, sia costituito dagli stipendi per delle posizioni di prestigio e dagli ulteriori proventi da pratiche illegali, ossia da tutto ciò che ricade nella spoliazione illegale.
Come se, una volta occupata la posizione tutto il restante lavoro di ricerca, didattica, consulenza, analisi della politica, in sintesi la costruzione della verità che viene delegata alla università pubblica sia svolta esattamente secondo i principi di fedeltà alla Costituzione, solo da alcuni non meritevoli.
Ma noi sappiamo la tecnica della spoliazione legale ossia che bisogna individuare il patrimonio preda, vedere chi lo difende è a vantaggio di chi.
E quale è il patrimonio preda nel caso del reclutamento universitario?
Il controllo della università.
Ma i singoli ricercatori sono presi dal caso personale, sono senza risorse economiche di fronte al muro di gomma della giustizia. Non possono dilettarsi a difendere le tesi complottiste come faccio da anni.
Molto spesso non possono per ragioni oggettive in quanto dovrebbero mettere in discussione le costruzioni della verità su cui hanno costruito il loro curriculum a partire dalla tesi.
Non si parla tanto di scienze assolute ma di discipline volontarie come diritto tributario, diritto della previdenza sociale, economia politica ecc. quelle che chiamo le scienze del potere.
Perché quindi la richiesta di aiuto al potere politico è ridicola e rimarrà inascoltata come è sempre accaduto.
Perché è la politica che ha organizzato questo sistema di controllo della università.
I gruppi di potere senza la coltivazione degli imbecilli indotti è finita.
Sileri al Senato[modifica | modifica sorgente]
Sileri: la rete mafiosa delle grandi manovre sui concorsi universitari, docenti usati come pedine.
Durissimo intervento (6 marzo 2019) in aula al Senato di Pierpaolo Sileri, collega co-fondatore di "Trasparenza e merito" e senatore del Movimento 5 Stelle, sulla rete di scambi di favori, intrecci torbidi, irregolarità palesi nei concorsi universitari, emerse dalle intercettazioni dell'inchiesta della procura di Firenze, per i settori disciplinari di diritto tributario e medicina. I metodi ascoltati nelle registrazioni gettano forti ombre sul sistema di reclutamento universitario italiano: emergono con chiarezza grandi manovre sui concorsi (locali e Asn), tali da muovere professori e commissioni come pedine su una scacchiera nazionale, in una specie di gioco ad incastri che interessa molti settori disciplinari di quasi tutte le università italiane. Clamorosi casi hanno coinvolto le sedi Catania, Messina, Bologna, Roma Tor Vergata, Roma La Sapienza, Chieti-Pescara, Ancona, e molte altre. Non è più possibile andare avanti così e non chiamare le cose col loro nome. Sono necessari interventi seri da parte degli atenei, del Miur e di tutte le istituzioni affinché trasparenza e merito siano le bussole dell'Università che vogliamo. Uno stralcio dell'intervento del sen. Sileri: "Dallo spaccato emerso dopo le indagini della procura di Firenze per il settore di diritto tributario prima, e di medicina, ora, gli inquirenti hanno ricostruito una rete di relazioni tra società scientifiche dove, secondo l'accusa, venivano illecitamente concordati i vincitori dei concorsi, scambiandosi favori e abilitazioni alla docenza. Emerge un universo torbido, fatto di intrighi, astuzie, desideri di potere, truffa e mazzetta. Le intercettazioni sono simili in tanti casi: "Lui non deve vincere, il posto è per un altro, se facciamo un concorso regolare lo vincerebbe lui". Come in molti altri casi il sistema capisce che il ribelle è diventato ingestibile. Rimane solo ma con coraggio denuncia. Da questi atti e dalle inchieste emerse sui giornali emergono grandi manovre sui concorsi, tali da muovere professori e commissioni come pedine su una scacchiera nazionale. E' un gioco ad incastri che interessa molti settori disciplinari, non tutte le università, ma troppe. I casi hanno coinvolto Catania, Messina, Bologna, Roma Tor Vergata, Roma La Sapienza, Chieti-Pescara, Ancona e moltissime altre città. Le vittime di questi concorsi sono tante, io qui in questa aula non sono solo Pierpaolo Sileri ma rappresento Giulia, Sandro, Giambattista, Walter, Fulvio, Agnese, Adamo, Paolo e potrei citarne decine e decine. Quanti ricercatori, professori associati, ordinari, funzionari amministrativi, direttori generali di università e ospedali, direttori di dipartimento, dovranno passare davanti a un giudice a rendere testimonianza. Davvero serve una sentenza per affermare che l'università è malata? Quanti altri dovranno denunciare ciò che subiscono rimanendo isolati, deprivati della loro libertà professionale e dei loro sogni coltivati da studenti, divenendo esempio per i colleghi, non esempi positivi, non di coraggio, come dovrebbe essere, ma esempio per dimostrare cosa ti accade se ti ribelli, diffondendo omertà e arrendevolezza. Quanto tempo prima che queste organizzazioni criminali di colletti bianchi, rette da omertà, da paura e regolata da riti, legami familiari e percorsi particolari di vendette, che impone la propria volontà con mezzi illeciti, per inseguire interessai privati, venga chiamata con il nome giusto, cioè mafia."
Guarda il video integrale dell'intervento in aula al Senato del 6 marzo 2019
Commento[modifica | modifica sorgente]
Ancora una volta ci si ferma a vedere il saccheggio dei diritti come un semplice caso di spoliazione illegale.
Non c'è un minimo dubbio che le modalità di reclutamento fissate per legge possano essere state studiate proprio per creare la possibilità di selezionare le persone funzionali al sistema.
La spoliazione legale si svolge tutta per scritto, ma i giovani non leggono, non studiano, non pensano.
Il governo del cambiamento[modifica | modifica sorgente]
Commento[modifica | modifica sorgente]
Chi ha avuto la fortuna di seguire una stessa vicenda per anni, ha sperimentato come operano Le Iene.
Deboli con i forti e forti con i deboli.
È vero che sollevano il caso, ma il finale è sempre lo stesso: quando si tratta di salvare un cane intervengono tutti i corpi dello Stato, quando si tratta della politica, tutto va in sonno.
In questa intervista vengono indicate delle soluzioni legislative al problema, ma queste sono proposte come aggiustamento ad una legislazione che viene strumentalizzata quando essa è stata studiata appositamente.
Questo è l'ultimo passaggio che gli associati a TraMe non hanno ancora fatto è che li farebbe passare per complottisti.
Un governo della massoneria non potrà mai eliminare la legislazione che è il frutto di decenni di lavoro dietro le quinte.
Ma dalla individuazione di chi la difende (Il patrimonio preda) si chiarisce definitivamente dove sta il nemico.
work in progress[modifica | modifica sorgente]
Collegamenti[modifica | modifica sorgente]
Il caso Giambattista Scirè[modifica | modifica sorgente]
http://www.cataniatoday.it/cronaca/unict-bando-vince-architetto-senza-dottorato.html
Interrogazione a risposta scritta 4-16021
Trasparenza e Merito[modifica | modifica sorgente]
Sapienza[modifica | modifica sorgente]
Bologna[modifica | modifica sorgente]
Tor Vergata[modifica | modifica sorgente]
Firenze[modifica | modifica sorgente]
https://www.lanazione.it/firenze/cronaca/padroni-concorsi-careggi-1.4402714
Varie[modifica | modifica sorgente]