Marcello Marini

Da const.


20190524[modifica | modifica sorgente]

NO TASSE SUI SALARI E SULLE PENSIONI Io penso che non ci sia chi non veda che in una Repubblica fondata sul lavoro, lo Stato, tenuto a promuovere e incoraggiare il lavoro, non dovrebbe mortificare i lavoratori, tassandoli ad ogni pié’ sospinto: La tassazione del lavoro e delle pensioni è quanto di più si possa immaginare contro la Carta costituzionale. Anche la tassa sull’abitazione, acquistata col lavoro, è, di riflesso, una aberrazione incostituzionale: una sorta di “pizzo”, per chi ambisca ad abitare in santa pace. E se tu, lavoratore, non paghi, son per te guai: io ti pignoro e ti tolgo casa e stipendio. Questo "modus agendi" viola la Carta Costituzionale. Ma andiamo con ordine. LE TASSE STESSE SUL LAVORO E SULLE PENSIONI E LA PRIVATIZZAZIONE DEI SERVIZI PUBBLICI SONO INCOSTITUZIONLI L’Italia è una Repubblica “ lavoratrice” FONDATA SUL LAVORO (art.1 della Costituzione) : Lo Stato si è cioè garantito “in primis” (art.1) il diritto-dovere di lavorare per produrre il reddito necessario per provvedere alla spesa dei servizi pubblici. In ossequio a questo principio imprenditoriale primario, pregno di così buoni propositi, inizialmente furono create le Ferrovie dello Stato, le Poste italiane, le Autostrade statali, la Marina mercantile italiana e tante altre Aziende statali che producevano lavoro per i cittadini e reddito per fronteggiare la spesa pubblica necessaria per i servizi pubblici . Vale la pena di ricordarli: i servizi idrici, l’Istruzione pubblica, la Sanità, la Giustizia, la libera circolazione, i trasporti, le telecomunicazioni, la tutela dell’Ambiente e dell’ordine pubblico . Col passare degli anni, i nostri rappresentanti al Governo, vuoi per incapacità, vuoi per pigrizia, vuoi per ossequiare i Banchieri europei e le varie Lobby, anziché potenziare o creare altre Aziende pubbliche ( per esempio, come nella vicina Svizzera: i Casinò e le sale da gioco municipali in ogni Comune, gli Stadi e i Teatri comunali, le farmacie comunali, gli alberghi regionali, ecc. ) hanno cominciato a smantellare e “rottamare”tutte le aziende statali e a “ privatizzarle”, svendendole o cedendole in gestione a privati. Così, calpestando “de facto et de iure” la Costituzione e la volontà del popolo, anche quella referendaria ( vedi referendum contro la privatizzazione dell’acqua pubblica). I Comuni, seguendo il cattivo esempio del Governo centrale han fatto di peggio, hanno privatizzato, chi più chi meno, persino la gestione dei parchi, della Nettezza Urbana, dei servizi idrici e fognari e i servizi funerari. Con ciò togliendosi ogni possibilità di produrre lavoro e reddito. “Rebus sic stanti bus”, lo Stato non avendo più un gettito di redditi propri, non poteva che cadere in una profonda crisi economica. Per fronteggiare il debito pubblico in costante crescita, ha cominciato a torturare i cittadini con una pressione fiscale sempre più pesante spinta fino al paradosso di tassare i redditi da lavoro o da impresa commerciale: tassazione non prevista dalla Costituzione e che, peraltro, è notoriamente anti-produttiva di vantaggi economici, perché inevitabilmente depaupera i lavoratori e frena la produttività delle Aziende. . . Non è superfluo ricordare che nella Carta costituzionale troviamo incoraggiata una ben diversa politica economica: per garantire dignità di vita e progresso economico, troviamo libera, incoraggiata e garantita ogni iniziativa economica privata (art.41) e libero, incoraggiato e garantito ogni lavoro (artt. 35,36, 37 e 38) e persino chi non può lavorare ( per infortunio, malattia, invalidità, vecchiaia e disoccupazione involontaria) è tutelato (dovrebbe esserlo). La Nostra Costituzione, liberista per eccellenza, non prevede nessuna tassazione sul lavoro o sulle pensioni. All’art.2 prevede che possa “chiedere l’adempimento del dovere inderogabile di solidarietà politica, ECONOMICA e sociale”. Tuttavia questo dovere di “solidarietà economica” non può essere spinto fino al paradosso di TASSARE IL LAVORO E LE PENSIONI. Purtroppo, lo sta facendo sempre di più e sempre di più in spregio della Costituzione, con l’IVA, le ritenute d’acconto, l’Irpef ed altre storture. Lo sta facendo finanche per gli accessi alla Sanità pubblica, (v. tikets “contra” art.32), alla Giustizia (v. contributi unificati “contra” art.24), alla libera circolazione sulle autostrade statali (v. pedaggi “contra” art.16), ecc., ecc. E ciò è tanto più ILLEGITTIMO, perché si inserisce in un deprecabile contesto OMISSIVO in cui vediamo lo Stato che si rifiuta di lavorare in proprio, subappalta qualsivoglia lavoro a ditte private e svende (“privatizza”) tutte le Aziende statali, persino la Banca d’Italia, con una sua politica di “riforme” assolutamente INCOSTITUZIONALI. Queste riforme non sono dettate dal popolo italiano né sono a suo vantaggio, ma sono dettate dai banchieri europei ai quali si è voluto bellamente assoggettare il Governo, ma non certo si è assoggettato il popolo italiano. Il Governo uscente sapeva perfettamente che, senza il consenso popolare, stava camminando scalzo fra le ortiche, tant’è che per “legittimare” la sua ineffabile condotta, ha persino tentato di rimuovere gli ostacoli costituzionali col noto referendum del 4 dicembre scorso, con cui voleva creare un “Senaticchio”nominato non più dal popolo, ma con i poteri necessari per far passare e delibare qualsiasi “dictat” dell’UE e delle Banche europee. Il popolo italiano non si è lasciato abbindolare e ha detto NO. Ma ciò non basta. IO PENSO CHE CHI AMA IL NOSTRO PAESE CAPIRA’ CHE U R G E INVERTIRE LA ROTTA E RISTABILIRE LA LEGALITA’ NEL RISPETTO DELLA LEGGE FONDAMENTALE DELLO STATO , PER COME VOLUTA DAI NOSTRI PADRI COSTITUENTI.


20190523[modifica | modifica sorgente]

IN ITALIA, NELLA GIUNGLA DI SALARI, STIPENDI E PENSIONI, REGNA UNA BECERA INGIUSTIZIA SOCIALE. Ogni lavoro ha la sua importanza sociale e merita un dignitoso riconoscimento: è un tassello portante la tessitura e la bellezza del mosaico sociale. In Svizzera , per esempio, un netturbino cantonale guadagna più o meno quanto un Ingegnere nucleare del CERN, entrambi svolgono un lavoro socialmente utile e ad entrambi è riservato un pari dignitoso trattamento pensionistico. In Italia, un vigile del fuoco o un poliziotto, che rischiano ogni giorno la propria vita per salvare le vite altrui e di cui non se ne può fare a meno, guadagnano 5 volte di meno di un Usciere di Montecitorio o 20 volte di meno di un Giudice della Consulta che non rischiano un bel niente e di cui - in teoria - si potrebbe fare anche a meno. Non v’è chi non vede una dilagante quanto macroscopica ingiustizia sociale nelle sperequazioni lavorative italiane. Ingiustizie sociali che si acuiscono pressoché all’infinito e culminano nei trattamenti pensionistici, per lo più rapportati ( con sofisticati parametri apodittici ) ai contributi previdenziali versati durante la vita lavorativa. Laddove i datori di lavoro spesso omettono di versare o non sono tenuti a versare contributi previdenziali per i propri dipendenti o laddove lavoratori autonomi o artigiani o agricoltori o casalinghi, lavorando in perdita non riescono a versare alcunché. Della realtà non si tiene conto. Io, per esempio, ho lavorato alcuni anni come funzionario dell’ONU e alcuni anni come Giudice Conciliatore del Comune di Roma, entrambi non erano tenuti a versare contributi previdenziali : sicché quegli anni, pur utilissimi alla Società, non mi sono valsi per il mio trattamento pensionistico. E così abbiamo legati all’ ”aleas” cittadini di seria A, fortunati di esser ben pagati nella loro vita lavorativa e/o a cui è riservato pure un dignitoso trattamento pensionistico e cittadini di serie B, meno fortunati nel lavoro, pur prodigato con merito e con onore, o disabili o infermi o involontariamente disoccupati e a cui lo Stato solo sulla carta (rif.art.38 Cost.) garantisce piena assistenza e mantenimento. E sempre e solo sulla Carta si proclama che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali di fronte alla legge ” ed “è compito dello Stato rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale ,che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e la effettiva partecipazione di tutti i lavoratori alla organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. (art.3 Cost.). Con quel poco di saggezza che conferisce l’età e con lo sguardo rivolto alle future generazioni, io penso che una perequazione, un livellamento dei “plafonds“ dei salari e degli stipendi e delle pensioni sarebbe degna di uno Stato civile , che si proclama “Stato di diritto”. E sarebbe riforma saggia e buona eliminare ogni sorta di contribuzione soggettiva previdenziale a carico ora dei datori di lavoro ora dei lavoratori autonomi, fonte delle attuali infinite quanto nebulose ed ingiuste disparità sociali . Così come vuole la Legge fondamentale dello Stato,(sarebbe ora di rispettarla), ogni cittadino contribuirà secondo le proprie possibilità, (pagando le imposte sui redditi, le tasse e le accise), ai suoi doveri di solidarietà politica, economica e sociale (art. 2 Cost) e lo Stato ( e non le CASSE di previdenza private) ridistribuirà le entrate riconoscendo a tutti i cittadini, nella loro invalidità o nella loro vecchiaia, un pari dignitoso trattamento pensionistico. Questa,jn sjntesi, è una riforma degna di uno Stato di diritto e che eliminerebbe il caos dell’attuale sistema pensionistico, profondamente ingiusto e asociale. Correggetemi, se sbaglio. (Avv.*Marcello MARINI)


< Indice >