Pasquale Perrone Filardi

Da const.

Sono un professore ordinario di medicina della Università Federico II di Napoli, e padre di un figlio che ha brillantemente superato il test di ingresso programmato, con un punteggio elevato che lo ha reso idoneo alla immatricolazione nel mio Ateneo, da lui scelto come sede di preferenza. Credo di poter dare dunque qualche spunto di riflessione sulle modalità di accesso a Medicina di cui tanto si discute, nella veste di genitore e di docente. Mio figlio è un ragazzo come tanti, sportivo e studioso quanto basta, che ha conseguito quest’anno la maturità classica con il punteggio di 90/100. Preoccupato, nel momento della scelta del suo futuro, che il cognome che porta lo avrebbe potuto rendere sospetto di favoritismo ove avesse fatto la mia stessa scelta professionale.

    All’esito delle selezioni, insieme alle famiglie degli oltre 11000 ragazzi che saranno i custodi della nostra salute negli anni a venire, penso di poter condividere gioia e tristezza. La gioia è ovvia. La tristezza invece è per tutti i ragazzi meritevoli che hanno provato e non ce l’hanno fatta e, soprattutto, per tutti i ragazzi che avrebbero potuto farcela, in un sistema di pari opportunità, ma che non hanno neanche potuto provarci o lo hanno potuto fare con le armi spuntate. Mi spiego. Come tutti i suoi amici, mio figlio ha iniziato la preparazione all’accesso in Medicina dal quarto anno di liceo con due insegnanti privati (rinunciando di fatto al massimo del profitto nelle materie scolastiche), per un costo di oltre 10000 euro. Intorno a lui i figli di tanti amici appartenenti esclusivamente alle classi più abbienti della città. Perché solo poche famiglie possono oggi permettersi di addestrare, a volte con costi molto maggiori dei miei, i propri figli ai quiz di medicina, alimentando un sistema di istruzione privata di dimensioni gigantesche, che genera (è molto facile fare dei semplici conti) un indotto di milioni di euro, di cui nessuno sembra accorgersi. Non esistono infatti sistemi efficaci gratuiti di preparazione ai quiz di medicina, che sono diventati oggi un iniquo meccanismo di disuguaglianza sociale che incide sul futuro delle nuove generazioni. 
    Non entro nel merito dei contenuti del quiz, ma faccio solo una piccola riflessione, mettendo a confronto due domande di “cultura generale”, riguardanti in un caso la collocazione temporale della scoperta dell’America e nell’altro il nome di colui che decifrò il sistema di crittografia usato dalle potenze dell’Asse nella seconda guerra mondiale. Mio figlio, proveniente da uno dei licei classici migliori d’Italia, non è riuscito a collocare la scoperta dell’America nell’epoca in cui visse Leonardo da Vinci ma ricordava il nome di Alan Turing . Incuriosito da questa circostanza, ho scoperto però che non conosceva l’anno dello sbarco degli alleati ma ricordava fortuitamente il nome di Turing solo per aver visto il film in televisione. Mi chiedo se questa sia una valutazione efficace del livello di cultura generale richiesto per l’ingresso a Medicina, e se le due domande di cui ho fatto esempio possano ritenersi ugualmente rappresentative del livello di istruzione dei nostri ragazzi. Peraltro considerando che, per le regole della prova di ammissione,  sbagliare una domanda fa una differenza di 1,9 punti, e determina lo spostamento in graduatoria di centinaia di posizioni, potenzialmente cruciali per il futuro professionale di un adolescente. 
    Mio figlio, come tutti i sui amici benestanti, ha partecipato a tutte le selezioni di ammissione alle Università private, ogni volta affrontando costi non trascurabili di iscrizione oltre che di viaggio. Inopinatamente, le selezioni sono spalmate temporalmente tra la primavera e l’estate, ed i quiz delle Università statali sono programmati dopo la conclusione di tutte le selezioni delle private, a distanza di tempo sufficiente a garantire il pagamento anticipato delle rette di immatricolazione alle Università private anche da parte di coloro che poi saranno ammessi e sceglieranno di frequentare le Università statali. Nessun tipo di rimborso è previsto per chi, non conoscendo ancora, magari per pochi giorni, i risultati delle statali, si iscrive pagando migliaia di euro alle private per poi dirottare verso le statali. Il tutto a vantaggio delle Università private che in questo modo incamerano rilevanti profitti da iscrizioni di ragazzi che di fatto non frequenteranno quegli Atenei. Non sarebbe più equo allineare temporalmente le prove di ammissione e dare la possibilità di una scelta unica e definitiva dopo che tutte le graduatorie siano state concluse e i risultati resi noti ai candidati?
    Posso concordare, con molte riserve,  sulla necessità di un sistema di selezione all’ingresso a Medicina. Purché sia un meccanismo di pari opportunità ed efficace, che annulli, invece di amplificare, le diseguaglianze sociali e vada nella direzione universalistica che è sempre stata propria del nostro sistema di istruzione, agevolando e selezionando i meritevoli e i capaci, benestanti e non. Magari considerando che forse sapere che l’America è stata scoperta negli anni del nostro Rinascimento non può valere quanto la popolarità di Alan Turing.

Pasquale Perrone Filardi Professore Ordinario di Malattie dell’Apparato Cardiovascolare Presidente Eletto Società Italiana di Cardiologia


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