Perché il giusnaturalismo razionale non esiste

Da const.

Premessa[modifica | modifica sorgente]

Perché, nell'ambito del libbrone sul modello sociale della spoliazione legale c'è la necessità di questa dimostrazione?

La tesi del libbrone è che tutto si risolve nel conflitto sociale legale, ossia in una sintesi normativa frutto della partecipazione.

Chi non partecipa al conflitto sociale legale è destinato a soccombere due volte, la prima perché già chi partecipa e tratta sulle leggi che gli fanno comodo, se in minoranza, può soccombere, a maggior ragione, chi non partecipa affatto può solo soccombere.

Già ora, l'imbecille indotto inconsapevole, pensa che l'ordinamento in uno stato democratico, sia sottoposto ad un vaglio critico da tutti gli organi di controllo per cui se le leggi valgono per tutti, sta tranquillo.

Ma egli ignora l'esistenza della spoliazione legale e del modello sociale della spoliazione legale.

Ignora che il Parlamento è la casa della spoliazione legale, e per questo c'è la Costituzione e la Corte Costituzionale che comunque non bastano a garantire l'imparzialità dell'ordinamento.

Ancora pochi giorni fa, ho sentito le sardine dire che ci vuole una politica non urlata, che sia fatta da politici che sanno fare il loro lavoro, senza dire quali sono le loro rivendicazioni.

Il giusnaturalismo in senso stretto, è inteso come la legge della giungla, ossia del più forte, e questo è quanto di più lontano vi possa essere dall'idea di giustizia.

Quindi, il giusnaturalismo di base, non è altro che la conferma che la giustizia non esiste, anche perché esso non prevede la pacifica convivenza.

Anzi, esso spiega l'essenza della guerra, ossia l'unico modo per ottenere quello che si ritiene giusto, quando l'ingiustizia subita diviene intollerabile e non risolvibile con il diritto, quale esso sia.


Vi è poi il giusnaturalismo razionale per cui esiste una legge naturale giusta che regola la civile convivenza.

Il diritto per definizione è una dottrina ossia rientra tra le discipline volontarie.

Una disciplina volontaria non può essere razionale nel senso che i fenomeni che descrive non sono la razionale applicazione delle regole che la compone in quanto si riferisce sempre a fenomeni volontari umani e quindi imprevedibili.


Lo Stato minimo[modifica | modifica sorgente]

Il conflitto sociale legale, attualmente ruota intorno a quali debbano essere le dimensioni ottimali dello Stato, è su chi debba pagare gli oneri.

Quindi abbiamo che il tema principale verte intorno alla costruzione più artificiale concepita dall'uomo.

Mentre il giusnaturalismo razionale fa riferimento a diatribe tra ipotetici agricoltori primordiali, oggi l'uomo moderno è schiavo delle multinazionali, delle istituzioni sopranazionali, dello Stato con tutte le sue istituzioni.

Dimostrazione[modifica | modifica sorgente]

Il giusnaturalismo razionale, come tutte le discipline volontarie, è una dottrina filosofica e pertanto non si può negare che possa essere sviluppata come tutte le altre dottrine.

Quello che si contesta è il concetto per cui questa dottrina è particolare, ossia che i suoi principi sono derivati nella natura.

Noi sappiamo che le discipline volontarie descrivono i fenomeni umani.

I fenomeni umani non sarebbero tali se non fossero caratterizzati da una volontà e dal libero arbitrio.

Ora sappiamo che il diritto non tratta di leggi assolute ma di regole di condotta legale.

Quindi il diritto non prevede, per definizione la condotta umana, ma la sanziona rispetto ad una collettività pacifica.

Ora, dire che la salvaguardia della vita è una regola è scritta nella natura, e che la stessa e osservabile, significa essere ciechi.

Facciamo l'ipotesi di immaginare una comunità pacifica che ritiene giusta la salvaguardia della vita.

Ammesso che nessuno attenta agli altri, ma avete visto come si trattano i poveri e gli emarginati?

In genere si tende ad attribuire al diritto di proprietà un carattere primordiale, nato con l'uomo sociale.

Dialoghi[modifica | modifica sorgente]

2020 01 31[modifica | modifica sorgente]

Matteo Maro se non fossi esperto delle assurdità dette dagli avvocati sul lavoro, mi sarei arreso al primo articolo di Luca Maria Blasi. Ora che ho strutturato il libbrone ed ho un glossario stabilito, mi sembra assurdo che fior di filosofi celebrati da secoli, possano aver partorito il giusnaturalismo razionale. Accostare le due parole è come dire che il caldo è freddo, che il bianco è nero, che la morte è vita e viceversa. Se il diritto è una dottrina, non può essere razionale, a meno che per razionale non intende quello che le pare, basta essere d'accordo sui termini. Lei parte dal principio che la natura ha una legge giusta per ogni situazione. Ricordo sempre con piacere, dopo la spiegazione delle equazioni differenziali, l'applicazione che ne fecero all' equilibrio predatore preda. Si vedeva che in natura non esiste un equilibrio stabile ma si passa da una esplosione di prede ad una di predatori. Se i predatori sono pochi gli erbivori si moltiplicano, ma una volta aumentati portano all'aumento dei predatori che hanno molto cibo. Arriva il punto in cui questi iniziano a sterminare le prede e rimanendo senza cibo si riducono naturalmente. E così si dimostrava per prima cosa che in natura non esiste un equilibrio stabile, ossia l'opposto di quello che è il fine del diritto. Ma lei mi dirà che se esiste l'uomo con la sua voglia di stabilità e pace, esiste una legge giusta non disvelata che regola questo equilibrio perché la natura è giusta. Ma gli animali prede non hanno il diritto di non finire nel piatto dei predatori? Prendiamo una montagna che se ne sta placida senza disturbare nessuno. I fenomeni atmosferici la aggrediscono per milioni di anni e la fanno diventare polvere. Il diritto naturale che dice, cosa è giusto, chi ha ragione? Se cade una frana e si crea un lago alpino, il fiume si arrabbia? Quindi ci sono fenomeni naturali che accadono senza che nessuno si ponga il problema se sono giusti o meno, se è garantita la convivenza di tutti. Ora, razionalmente si dice che il fenomeno umano è come un qualsiasi fenomeno assoluto (non naturale, anche l'uomo è naturale). Ossia se il movimento di una roccia che cade, segue una legge, poiché la legge naturale è giusta per definizione, anche l'uomo che si muove deve seguire la legge giusta. La differenza tra fenomeno assoluto e fenomeno volontario è che uno può seguire solo la legge assoluta della natura e gli effetti non sono giudicati da nessuno secondo principi morali, nel secondo caso si invoca un principio di coesistenza pacifica chiamato giustizia per determinare la condotta volontaria giusta tra le infinite possibili. Penso sia chiara la differenza tra dottrina e scienza. La scienza descrive i fenomeni assoluti a prescindere dalla giustizia degli effetti morali e fisici che essi determinano, mentre le dottrine determinano gli effetti morali e fisici dei fenomeni volontari umani. Alla fine, anche l'uomo non è che un insieme di atomi organizzati in cellule che agiscono secondo la chimica organica. L'unica differenza con il resto degli esseri viventi e della materia inerte, è l'anima ossia la volontà. Ora il diritto naturale sarebbe la legge che guida l'anima. Se tutto si svolge automaticamente come la caduta di un grave, dov'è la responsabilità dell'uomo? Allora nel giudizio universale dirà a Dio, guarda che ha fatto tutto la natura. Io non sono responsabile di nulla, non era la mia volontà, ho solo rispettato il diritto naturale razionale. Secondo il diritto naturale razionale io non devo disturbare l'altro e devo tutelare i miei interessi per massimizzare la mia sopravvivenza, anche se le due cose sono in conflitto. Quindi razionalmente ci sarà una legge naturale che mi permette di rompere ma non troppo. La realtà è che l'uomo è l'unico essere che ha la capacità di distruggere il mondo. Il diritto positivo ha il fine di rimandare quanto più possibile tale evento o, in passato di accelerare tale obiettivo. Mauriizio Rodinò


Collegamenti[modifica | modifica sorgente]

  1. Fenomeno naturale
  2. Scienze assolute
  3. Discipline volontarie
  4. Regola legale
  5. Legalità
  6. Giustizia