Politiche economiche suicide

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Le politiche economiche suicide sono l'effetto più deleterio della spoliazione legale.

Al di là dei vantaggi che possono andare ai gruppi di potere, si possono creare danni ancora più gravi alla società e quindi all'economia per via di politiche economiche che non hanno alcun senso.

Alcuni esempi:

La baby pensione. Permettendo l'uscita anticipata del lavoratore e riconoscendogli una prestazione previdenziale in denaro multipli dei contributi versati, significa togliere risorse al lavoratore che subentrerà in quanto esso dovrà mantenere un rapporto tra pensionati e lavoratori molto più alto rispetto a chi lo ha preceduto.

Casse di previdenza dei liberi professionisti. Tentare di fare un sistema pensionistico a capitalizzazione corporativo, avendo nella realtà un sistema a redistribuzione dei redditi quasi universale, significa imporre delle discriminazioni economiche a dei gruppi ristretti che si trovano a sopportare un più alto tax rate per usufruire di minori prestazioni, distogliendo quindi risorse economiche da politiche di sviluppo.

Casse di previdenza dei liberi professionisti. L'amministrazione di 70 miliardi di euro di tributi con il loro investimento in borsa, quando lo Stato italiano ha oltre 2000 miliardi di euro di debito pubblico è una delle più incomprensibili e assurde politiche economiche suicide che si possa immaginare. Naturalmente tale politica sono nate con piccoli aggiustamenti, modifiche ed integrazioni ad un modello che all'inizio aveva un senso ma che nel tempo si è ritrovato senza ragioni valide. Infatti per favorire dei gruppi finanziari che amministrano tali patrimoni, si aggrava il deficit pubblico causando quindi un aumento del costo del debito. I danni economici in questo caso sono molto più elevati dei ricavi di chi usufruisce del patrimonio preda.



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