Proposte politiche

Da const.

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Premessa[modifica | modifica sorgente]

Il libro, come detto all'inizio fa una analisi scientifica del diritto della previdenza sociale e di come esso non viene attuato nella realtà italiana.

Così come per descrivere il pianeta terra c'è bisogno di un glossario che spieghi i fiumi, il cielo, l'atmosfera, il mare, le montagne ecc. ecc. allo stesso modo nel libro si è sviluppato un glossario del diritto della previdenza sociale tale da permettere la comprensione del pianeta pensioni che tenesse conto di tutte le aberrazioni segnalate.

Mentre il pianeta terra è il risultato delle leggi della natura, il pianeta pensioni è il risultato delle leggi degli italiani che, in questo specifico caso, si discostano totalmente dal dettato della nostra Carta Costituzionale.

Le articolate proposte che seguono sono ad ampio spettro in quanto riguardano tutti i settori che hanno preso un indirizzo divergente rispetto a quanto previsto dalla Costituzione.

Pertanto esse, nel loro insieme, si prospettano come l'abbandono del pianeta Marte, ove siamo arrivati con la sistematica violazione della Costituzione, con il ritorno al pianeta Terra dell'equità ma, soprattutto, con un ritorno con i piedi per terra dopo gli eccessi delle baby pensioni, delle pensioni paghi uno e prendi otto, delle pensioni gonfiate dei sindacalisti ma anche delle allegre gestioni finanziarie delle casse di previdenza dei liberi professionisti testimoniate da decenni di rendimenti ridicoli e da finanziamenti agli amici degli amici conclusi con alcuni presidenti indagati o agli arresti.

Le proposte di nazionalizzazione dei fondi pensione e di accorpamento delle casse dei liberi professionisti nascono dall'analisi del fallimento dell'industria finanziaria che non ha portato alla crescita economica come si sperava ma si è rivelata un doppio fallimento, in primis economico in quanto generano solo dei costi aggiuntivi rispetto al sistema a ripartizione ma soprattutto di deficit democratico in quanto si vanno a concentrare enormi patrimoni in organismi privi di rappresentanza democratica che vanno ad alterare i più basilari principi dei mercati finanziari a partire dall'aiuto di stato ma anche delle posizioni dominanti dei fondi pensione.

Proposte politiche che scaturiscono dall'analisi socio economica svolta nel libro[modifica | modifica sorgente]

Le proposte politiche sono molteplici e di amplissima portata visto che il tema coinvolge tutti i cittadini di una nazione e il 40% dell'economia pubblica.

Proposte che sono valutate nell'ottica della crisi economica e sociale che ha investito l'Italia a partire dal 2007 e che rientrano nelle riforme strutturali chieste da Draghi e Trichet per riscrivere il contratto sociale nel rispetto della Costituzione programmatica.

  1. Primo passo è la integrazione della legge Costituzionale 1 febbraio 1948 sulla questione di legittimità costituzionale delle leggi.
  2. Chiusura degli ordini professionali e delle commissioni deontologiche.
  3. Chiusura delle casse di previdenza sociale dei liberi professionisti D.Lgs. 509/1994 e D.Lgs. 103/1996 con incorporazione in INPS.
  4. Blocco dell'iter legislativo sul regolamento degli investimenti delle casse al p.to precedente ed obbligo ad investire solo in titoli di Stato trentennali sull'esempio della Social Security USA.
  5. Nazionalizzazione dei fondi pensione.
  6. Nella prima fase portabilità e liberalizzazione dei fondi pensione.
  7. Eliminazione degli incentivi fiscali regressivi ai fondi pensione.
  8. Pubblicazione gratuita delle pubblicazioni del MEFOP per incentivare l'istruzione finanziaria (50% è detenuto del MEF).
  9. Taglio delle pensioni retributive in essere.
  10. Welfare universale.
  11. Politiche dei redditi che riducano la distanza tra le ali, riducendo il coeff. di Gini.
  12. Equità del sistema tributario basato sul lifetime tax burden.
  13. Eliminazione dei metodi di spoliazione legale.
  14. Nuova modalità di calcolo della pensione in luogo del metodo di calcolo contributivo.
  15. Nuova modalità di indicizzazione delle pensioni di Stato legandole allo stesso indice di rivalutazione del montante contributivo nozionale.
  16. Rivisitazione della Legge Biagi ove la stessa sia collegata alla segmentazione sociale senza garanzie universali.
  17. Eliminazione della segmentazione del reato economico.

Revisione della legge costituzionale 1 febbraio 1948 n. 1[modifica | modifica sorgente]

La revisione della legge costituzionale n. 1 del 1 febbraio 1948 è fondamentale per l'eliminazione della spoliazione legale.

Nell'ordinamento italiano, una legge di spoliazione costituzionale ovvero illegittima costituzionalmente può restare vigente anche più di un secolo senza che nessuno intervenga.

Ciò è chiaramente sia un vulnus per chi la subisce sia per la Costituzione stessa che, di fatto, resta lettera morta.

Basta prendere esempio dall'ordinamento tedesco che prevede un controllo di legittimità costituzionale, per i trattati internazionali addirittura preventivo, ossia prima della loro entrata in vigore, a dimostrazione che la Costituzione, quale fonte di tutte le leggi, è superiore a tutto e va sempre rispettata.

Abolizione del codice deontologico e del tribunale speciale[modifica | modifica sorgente]

I liberi professionisti vengono sempre di più assimilati ad una impresa e come tale vengono tassati, messi in concorrenza, controllati sulla antimafia o sulla trasparenza, assicurati per la responsabilità civile.

Tutte queste incombenze hanno trasformato il rapporto tra libero professionista e committente riportandolo al livello di un qualsiasi artigiano che vende il pane o di un insegnante pubblico.

Ma il libero professionista, secondo la legge fascista del 1923, deve rispettare il codice deontologico.

Quindi sembra che tutti gli altri concorrenti dei liberi professionisti ne possono fare a meno ma non il libero professionista.

E' ovvio che tale codice di comportamento è ampiamente contemplato in tutta la normativa vigente cui sono sottoposti tutti i cittadini italiani.

Il codice deontologico è solo un retaggio fascista che serve per cancellare il dissenso all'interno degli Ordini professionali, pertanto va abolito.

Rappresentanza istituzionale dei liberi professionisti conforme alla Costituzione[modifica | modifica sorgente]

La rappresentanza istituzionale dei liberi professionisti fino ad oggi è occupata da organismi che violano la Costituzione.

Sono gli Ordini professionali che si associano a livello superiore in Consigli Nazionali degli Ordini e questi in ulteriori raggruppamenti di livello superiore come la Rete delle Professioni Tecniche.

L'iscrizione agli Ordini professionali è obbligatoria ma non è categorizzata per tipologia di lavoro ossia negli ordini sono iscritti sia i lavoratori dipendenti che gli autonomi, sia gli amministratori di società di ingegneria sia i professori universitari.

In questo modo, si viola il principio costituzionale della associazione libera.

Inoltre gli ordini professionali sono vigilati dal Ministero di Grazia e Giustizia e sono enti pubblici.

Quindi la rappresentanza istituzionale dei liberi professionisti è demandata ad amministrazioni pubbliche che devono soggiacere a specifici obblighi di legge.

In questo modo, le minoranze non hanno mai voce a livello istituzionale in quanto i presidenti degli ordini sono portatori degli interessi di chi li ha eletti e gli altri non hanno neanche diritto di parola nel dibattito istituzionale.

Questo ha portato alla totale vessazione dei giovani sia dal punto di vista previdenziale, con le norme incostituzionali di Inarcassa ma anche delle altre Casse di Previdenza dei liberi professionisti, sia a livello contrattuale con l'eliminazione dei minimi tariffari o nella concorrenza sleale tra lavoratori autonomi e dipendenti, in particolare professori degli istituti superiori e professori universitari che si accaparrano gli incarichi lavorando in house o con la concorrenza previdenziale che prevede costi inferiori degli oneri sociali.

Chiusura degli ordini professionali obbligatori[modifica | modifica sorgente]

Gli ordini professionali in diversi casi hanno svolto la funzione sindacale per i liberi professionisti, ma per un ente pubblico quali essi sono è una condotta illecita.

Ciò avviene ad esempio con l'audizione da parte della Commissione parlamentare sul lavoro, della rete delle professioni tecniche quale associazione dei consigli nazionali degli ordini per le varie professioni tecniche per mezzo di elezioni di secondo livello.

Per evitare la sovrapposizione tra le organizzazioni sindacali dei liberi professionisti e gli ordini, nonché per evitare una disparità tra i cittadini in termini di giustizia, vanno eliminati gli ordini professionali e le commissioni deontologiche e lasciato al Ministero della Giustizia la sola tenuta dell'albo nazionale dei liberi professionisti come fanno in Germania dove la quota per l'ordine è di 25 €.

Gli albi provinciali dei liberi professionisti sono stati nei fatti la cellula di base per organizzare la segmentazione sociale legale e quindi la spoliazione legale in tutti i settori gestiti da leggi di diritto pubblico.

Mantenere gli ordini professionali significa mantenere tutti i presupposti giuridici a fondamento della spoliazione legale.

Chiusura delle casse di previdenza sociale dei liberi professionisti D.Lgs. 509/1994[modifica | modifica sorgente]

Dalla analisi emerge che il 95% degli iscritti alla previdenza obbligatoria ed il 98% della spesa pensionistica è gestita dall'INPS.

La fetta restante è in larga misura rappresentata dagli enti D.Lgs. 509/1994 e D.Lgs. 103/1996.

I primi sono enti di categoria che come tali sono soggetti all'instabilità della gestione finanziaria in modo esponenzialmente maggiore rispetto all'INPS sia per ragioni di piramide demografica che di estinzione della professione. Già due casse che erano nell'elenco di cui al D.Lgs. 509/1994 sono confluite in INPS.

A questo si aggiunge il serio problema dell'adeguatezza delle pensioni, della gestione del patrimonio preda che con le modalità attualmente vigenti va contro i principi di tutela costituzionale del risparmio.

A ciò si somma la spoliazione legale su cui si basa lo schema pensionistico che tutela le coorti successive con spettacolari livelli di discriminazione.

Situazione 25 11 2021[modifica | modifica sorgente]

https://www.adnkronos.com/mastrapasqua-no-a-unaltra-inpgi-enti-previdenziali-privati-e-governo-anticipino-linevitabile-transizione-nellinps_hsZOYDqfIU9RUGRbYwbdc/amp.html

C'è arrivato anche Mastropasqua


problemi e porcate le conosco o tutti per filo e per segno. hanno evidentemente capito che la corda non possono tirarla ancora per molto. // pensa. se vera la notizia di stasera su Euronews sarà anche inevitabile che certi marpioni non potranno più parlare manco per scherzo di di fare dipendere il pagamento delle pensioni dagli investimenti. ed Hope stessa andrà a farsi fottere sul nascere... // il trasferimento anticipato , oltretutto, salverebbe a molti gestori il culo evitando di finire sotto processo ///// comunque pure sto scemo le definisce private . quanto si tratta unicamente di cambiare gestione ad enti sempre stati pubblici. solamente togliere le gestioni agli affaristi delle varie categorie, e passare tutto al rigore dei funzionari dell'INPS


Situazione nel 2016[modifica | modifica sorgente]

  • 6 luglio 2016

L'ex presidente di Cassa Forense avv. Paolo Rosa chiede la propone la chiusura delle Casse di previdenza dei liberi professionisti e la loro confluenza in INPS.

  • 18 marzo 2016

MGA Mobilitazione Generale Avvocati, con altre associazioni sindacali di liberi professionisti ha ufficialmente consegnato al Ministro della Giustizia Orlando un documento con questa richiesta: "Sempre sulla questione previdenziale crediamo inoltre sia da sostenere l’idea di avviare, per la Casse di previdenza private, un processo di unificazione o di integrazione nell’INPS in modo tale da poter beneficiare di tutti i vantaggi conseguenti all’economia di scala."

  • 15 gennaio 2016

Ci sono delle risoluzioni presentate in parlamento che hanno chiesto di impegnare il Governo "ad esaminare la eventuale fattibilità dell’ipotesi di far confluire tutti gli enti privatizzati di cui al decreto legislativo n. 509 del 1994 con i relativi patrimoni immobiliari, anche se conferiti a fondi immobiliari gestiti da società di gestione del risparmio di qualsiasi tipo, nell’attuale gestione separata INPS;

ad assumere ogni iniziativa normativa al fine di omogeneizzare e razionalizzare la normativa sulle contribuzioni degli iscritti delle varie Casse previdenziali;"

"ad esaminare la eventuale fattibilità dell’ipotesi di far confluire tutti gli enti privatizzati di cui al decreto legislativo n. 509 del 1994 con i relativi patrimoni immobiliari, anche se conferiti a fondi immobiliari SGR di qualsiasi tipo, nell’INPS, così come avvenuto per altri enti, e comunque ad attuare ogni iniziativa utile a meglio tutelare sia i patrimoni immobiliari che gli iscritti beneficiari dei trattamenti pensionistici, previa esplicita approvazione dello studio di fattibilità da parte delle competenti Commissioni parlamentari;"

Chiusura delle casse di previdenza sociale dei liberi professionisti D.Lgs. 103/1996[modifica | modifica sorgente]

Queste casse vanno chiuse per gli elevati costi di gestione che li affliggono essendo casse con pochi iscritti.

Più che gestioni previdenziali si possono considerare veri e propri poltronifici e lo stesso autore della normativa che le ha costituite Tiziano Treu ha riconosciuto l'inefficienza dello schema economico.

A ciò si aggiunge il serio problema dell'adeguatezza delle pensioni, della gestione del patrimonio preda che con le modalità attualmente vigenti va contro i principi di tutela costituzionale del risparmio.

Blocco dell'iter legislativo sul regolamento degli investimenti delle casse al p.to precedente[modifica | modifica sorgente]

Lo "Schema di Decreto del Ministero dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, sentita la COVIP, ex articolo 14 comma 3 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98 convertito con modificazioni dalla legge 15 luglio 2011, n. 111 recante disposizioni in materia di investimento delle risorse finanziarie degli enti previdenziali, dei conflitti di interessi e di depositario."[1] contiene modalità di investimento del patrimonio netto delle casse di previdenza D.Lgs. 509/1994 e D.Lgs. 103/1996 che non rispetta il principio della tutela del risparmio previsto dalla Costituzione.

I tributi riscossi vengono trasformati in capitale di rischio. La funzione di tutela previdenziale viene stravolta.

Non solo, essendo Amministrazioni Pubbliche (Il Financial Times li definisce "state pension fund" anche se in Italia il termine fondo pensione è riservato alla previdenza complementare), e quindi di fatto un fondo sovrano, quando intervengono nei mercati finanziari alterano il regime di libera concorrenza in quanto gli operatori privati si trovano un concorrente pubblico, sia se si considerano i singoli imprenditori, sia enti privati come banche, assicurazioni o fondi pensione.

Dal punto di vista macroeconomico, non ha alcun senso che uno Stato indebitato per oltre 2000 miliardi di euro nel 2016, abbia delle amministrazioni pubbliche che vadano ad acquistare sul mercato il debito pubblico e altri titoli.

Si tratta di uno schema di spoliazione legale che è sicuramente basato su leggi incostituzionali. Tanto per fare un esempio negli USA l'amministrazione pubblica che gestisce la previdenza sociale pubblica (Social Security Administration) acquista i bond trentennali USA.

Quindi, si propone che almeno per i nuovi tributi raccolti, essi vadano utilizzati esclusivamente per l'acquisto di titoli dello Stato Italiano così come dovrebbe avvenire per il restante patrimonio con la smobilitazione da realizzare in tempi lunghi per evitarne la svendita.

Il fatto poi che dopo gli ultimi passaggi amministrativi, il regolamento non abbia visto la luce, fa pensare che siano stati rilevati dei seri aspetti di illegittimità costituzionale, primo tra tutti la non valutazione del fatto che delle Amministrazioni Pubbliche vanno ad operare nel capitale di rischio delle aziende quotate di fatto nazionalizzandole.

Infatti l'Autorità Nazionale Anti Corruzione, con proprio parere in data 10 dicembre 2015 ha indicato che i servizi finanziari debbono essere affidati a terzi nel rispetto del Codice degli Appalti dei lavori, forniture e servizi.

Quindi tutti i riferimenti nella premessa della legge al fatto che gli enti sono privati o privatizzati sono fuorvianti in quanto si voleva comunque arrivare agli affidamenti senza una procedura pubblicistica tipica delle amministrazioni pubbliche.

Questo parere è stato infine recepito nel parere definitivo del Consiglio di Stato del febbraio 2016 che "ha indicato su taluni profili al Ministero riferente la necessità di interventi correttivi e modifiche sia sul piano formale sia sul piano sostanziale."(Parere 11-24 febbraio 2016 n. 517)

Quindi le casse di previdenza dei liberi professionisti, poiché detengono un patrimonio pubblico, quando vanno ad investire in capitale di rischio acquistando quote di capitale sociale, violano le regole della Unione Europea in quanto il loro intervento si configura come un aiuto di Stato.

Il presidente dell'Adepp spiega che le Casse di previdenza non possono operare nei mercati finanziari[modifica | modifica sorgente]

In occasione della probabile costituzione del Fondo Atlante 2 in una intervista il presidente dell'AdEPP ha evidenziato la natura illegittima degli investimenti delle Casse nei mercati finanziari.

Infatti in una involontaria confessione ha chiarito la situazione:

D:In giro investitori liquidi come voi però se ne vedono pochi. Se arrivasse una richiesta ufficiale cosa rispondereste?

R:«La premessa è che bisogna stare assolutamente dentro le regole del mercato, quindi professionisti validi, specializzati nella gestione di crediti problematici, investimenti fatti razionalmente, e senza alcun tipo di turbativa se non quelle naturali di mercato. Ma per fare questo noi dobbiamo essere a tutti gli effetti delle casse previdenziali private, come ci aveva definito all'origine il legislatore».

In pratica si afferma che anche le Casse sono consapevoli di non essere operatori di mercato privati ma al contrario amministrazioni pubbliche.

D:Non lo siete già?

R:«In realtà siamo un ibrido. Svolgiamo una funzione pubblica perché pagare le pensioni rappresenta a tutti gli effetti una funzione pubblica, però gli strumenti per conseguire questa funzione sono privati. E visto che c'è anche il dubbio che certi interventi possano essere classificati dall'Europa come aiuti di Stato è bene chiarire una volta per tutte lo nostra situazione: ovvero che siamo casse privatizzate a tutti gli effetti. Per cui, prima di affrontare la questione sofferenze, in via pregiudiziale chiediamo di fare un tagliando alla legge ridefinendo con chiarezza i principi».

Secondo Oliveti i contributi che usano per pagare le pensioni non sono imposte visto che dice che gli strumenti sono privati.

Ma è universalmente acclarato che i contributi sono imposte, se ciò non fosse non si spiegano i casi in cui vengono pagate le pensioni paghi uno e prendi dodici come segnalato dal presidente della cassa dei ragionieri.

Se le casse che hanno un indice di patrimonializzazione del 20% riescono a coprire con i rendimenti della gestione patrimoniale questi regali pensionistici, significa che sono capaci di far rendere il patrimonio con tassi a due cifre.

Ma poiché si rileva che dai fondi pensione non c'è una campagna di acquisto dei gestori patrimoniali delle casse, evidentemente la gestione finanziaria non è così privatistica come Oliveti vuole fare intendere.

Se ne deduce che essendo le casse di previdenza dei liberi professionisti delle amministrazioni pubbliche ed essendo vietati interventi di queste amministrazioni nel mercato finanziario in quanto si configura come aiuto di Stato, l'attività di acquisto delle azioni che già correntemente attuano, di fatto è già una condotta illecita in quanto si configura come aiuto di Stato.

L'intervista rivela un altro aspetto della illegittimità del comportamento delle casse con il governo ossia delle amministrazioni pubbliche pongono delle condizioni al Governo per la loro partecipazione ad un fondo di diritto privato lussemburghese, il tutto con la benedizione dell'FMI. Poi dicono che il problema dell'Italia è la corruzione. Il problema è la spoliazione legale.

Nazionalizzazione dei fondi pensione[modifica | modifica sorgente]

I fondi pensione sono oggetto di forti incentivi fiscali regressivi che favoriscono i redditi più alti.

Essendo il paese Italia in piena bolla previdenziale, l'incentivazione di tale pratica è controproducente nello stimolo della occupazione, della produttività e della crescita economica.

Ciò è aggravato dal fatto che gli stessi usufruiscono del TFR che prima restava in azienda e gli investimenti che fanno vanno in larga misura sui mercati finanziari esteri.[2] Si aggrava così il problema della liquidità delle imprese italiane e di conseguenza la crisi economica. La Polonia ha proceduto di recente alla loro nazionalizzazione senza che si siano creati problemi all'economia.

A ciò si aggiungono i costi di gestione dei fondi pensione che per restituire la liquidità all'impresa vogliono un rendimento che prima le imprese già garantivano con il TFR, senza costi aggiuntivi.

E ci sono statistiche sui rendimenti dei fondi che sono allineati con il TFR, quindi tutto il sistema economico dei fondi serve per restituire la stessa previdenza dopo aver sottratto risorse al sistema economico per il proprio sostegno finanziario.

A tutto ciò bisogna aggiungere l'alterazione del mercato finanziario in quanto questi operatori o sono fondi sovrani o ci si avvicinano ma hanno capacità finanziarie che non sono paragonabili a qualsiasi altro operatore del mercato per cui se intervengono sulla proprietà alterano la libera concorrenza, mentre se intervengono solo sul mercato dei capitali, di fatto diventano delle banche che hanno un canale monopolista di raccolta, alterando quindi anche questo mercato.

Taglio dei regali pensionistici retributivi[modifica | modifica sorgente]

In più punti si è evidenziato il forte squilibrio tra le prestazioni previdenziali fornite dalle diverse gestioni pensionistiche pubbliche.

La riforma delle pensioni Fornero, come dichiarato anche dalla Fornero stessa guarda al futuro senza toccare significativamente il passato.

L'insostenibilità dei costi ha determinato la crisi economica dalla quale si può uscire solo con un taglio ai regali retributivi delle pensioni in essere di almento 60 mld.

Si propone la ipotesi del prof. Sandulli come riassunta dal prof. Roberto Pessi:

Restano le considerazioni di Sandulli, secondo il quale l'ipotesi di passaggio da un Welfare occupazionale ad un Welfare universalistico pone, al di là dei tempi per approntare il nuovo modello, «seri interrogativi sulle modalità di finanziamento della consolidata esposizione determinata dalle regole pregresse»

Per far fronte a quest'ultima problematica, al di là della soluzione prescelta (manutentiva o riformatrice), Sandulli propone:

a) «un prelievo perequativo con uno scaglionamento più diluito ed aliquote più graduali» per le pensioni retributive intrinsecamente generose per carriere dinamiche, anche in ragione dell'«improvvida soppressione di quei massimali», fisiologici nel modello della legge n. 153 del 1969;

b) «un'aliquota di riduzione perequativa commisurata agli anni di anticipata fruizione del trattamento» per le pensioni di anzianità e per le «c.d. baby pensioni del pubblico impiego»;

c) «un'aliquota di riduzione perequativa» per le pensioni che «hanno fruito di regimi convenzionali», come quello per il lavoro italiano all'estero, «proporzionale al numero di anni di utilizzazione» di questi regimi.[3]

Welfare universale[modifica | modifica sorgente]

Il messaggio principale del libro è quello di accelerare la convergenza delle numerose gestioni pensionistiche e di sviluppare un welfare universale il più omogeneo e sostenibile possibile dove i lavoratori flessibili non siano penalizzati come avviene oggi.

Anzi, a dire il vero nel mercato del lavoro italiano, più si è flessibili, più si è penalizzati.

Il principio cardine del welfare universale da sviluppare è il passaggio del sistema pensionistico a redistribuzione dei tributi al sistema pensionistico a ripartizione dei tributi.

Nel sistema attuale, basato sulla redistribuzione dei tributi in base a formule per il calcolo della prestazione sociale in denaro, si creano forti iniquità tra le coorti e problemi di sostenibilità finanziaria legali al vincolo pensionistico.

Il passaggio dovrebbe consistere nello stabilire a monte quali sono le risorse in proporzione al PIL da destinare alla spesa pubblica per le pensioni e successivamente adattare le prestazioni sociali a queste risorse, prevedendo un meccanismo automatico di ripartizione delle stesse che possa prevedere anche la riduzione automatica delle stesse nel caso di deflazione o di crollo del PIL.

Equità del sistema tributario basato sul lifetime tax burden[modifica | modifica sorgente]

L'equità del welfare si può misurare soltanto in quanto un aspetto di tutti i servizi pubblici e di tutto il sistema tributario.

Senza l'ottica globale l'equità è una chimera.

Nuova modalità di calcolo della pensione in luogo del metodo di calcolo contributivo[modifica | modifica sorgente]

Il principio del metodo di calcolo contributivo di fatto segna la fine dello Stato sociale e del contratto sociale in quanto fissa il principio per cui quanto si è versato si riceve.

Lo Stato andrebbe ad assolvere una funzione macroeconomica di realizzare il trasferimento delle risorse tra generazioni riuscendoci in modo iniquo in quanto pone a carico dei singoli i costi degli squilibri macroeconomici che non riesce a governare.

Infatti gli eventuali crolli del PIL sarebbero a carico di alcune coorti mentre altre ne risulterebbero indenni, ma anzi avvantaggiate da fenomeni di deflazione.

Poiché il sistema pensionistico pubblico a redistribuzione dei tributi resta comunque senza patrimonio di previdenza e senza la possibilità di garantire la sostenibilità del sistema pensionistico, in questa fase serve solo come calmiere degli spettacolari regali pensionistici cui si erano abituati gli italiani.

L'adeguatezza delle prestazioni pensionistiche nelle situazioni di bisogno è, nella fase attuale, un principio programmatico della Costituzione ancora non attuato, in quanto le prestazioni sociali in denaro sono ben al di sotto della soglia assoluta di povertà e si dovranno trovare le adeguate modalità per implementarlo nell'ordinamento.

Il metodo di calcolo della pensione basato sui contributi versati, non dovrebbe quindi portare a stabilire un importo definito e destinato ad aumentare, ma un livello di diritto da far valere nella collettività dei pensionati che non può prevedere le penalizzazioni solo a carico di alcuni.

Nuova modalità di indicizzazione delle pensioni di Stato[modifica | modifica sorgente]

Uno dei problemi che hanno determinato gli squilibri finanziari del sistema pensionistico pubblico è la modalità di indicizzazione delle pensioni.

In un sistema a redistribuzione dei tributi, se c'è un crollo del PIL e quindi delle entrate tributarie, non si possono andare a reperire le risorse indebitandosi come nel caso italiano con un debito pubblico già al 130% del PIL.

Il sistema pensionistico svizzero prevede una modalità molto semplice di indicizzazione basata sull'aumento dei contributi.

Ci sono stati anni di seguito in cui tale aumento non si è avuto e le pensioni sono state ferme.

In questo modo i cittadini tutti, pensionati e lavoratori, capiscono come funziona il contratto sociale legato alle pensioni, mentre oggi la stragrande maggioranza pensa che i suoi contributi siano in un qualche deposito che restituisce un rendimento, cosa non vera.

Rivisitazione della Legge Biagi ove la stessa sia collegata alla segmentazione sociale senza garanzie universali[modifica | modifica sorgente]

L'obiettivo di modernizzazione del mercato del lavoro voluto da Marco Biagi è stato largamente travisato dalla legislazione ad esso riferita Legge Biagi ma del quale non è dato di sapere se di sua approvazione.

La precarizzazione del mercato del lavoro è un dato di fatto esaltato dalla crisi economica.

Dietro a nomi esaltanti come contratto a progetto, lavoro interinale ed altro in realtà si nasconde un tipo di lavoro messo a disposizione degli imprenditori senza un progetto e senza solide idee di sviluppo ma solo pronti a sviluppare progetti di rapina basati sul risparmio del costo del lavoro garantito da questi contratti.

Questi tipi di contratti servono solo per favorire i pessimi imprenditori e distruggere anche le attività più sane che reggono le difficoltà dell'economia.



Xxxxxccccc

Il superamento della spoliazione legale è già stato affrontato nel capitolo dedicato, qui una sintesi.

La spoliazione legale si attua a mezzo di leggi incostituzionali, quindi tutti i modi per eliminare tali leggi di fatto ne determinano la fine.

Qualsiasi organismo che si vuole opporre alla spoliazione legale deve quindi sviluppare la capacità di sostituire una legge incostituzionale con una che affronta la materia nel rispetto della Costituzione.

Quando si propone semplicemente l'abrogazione di una legge incostituzionale senza avere già pronta una ipotesi di legge in sostituzione, si rischia di far rifare la nuova norma alle élite che gestiscono la spoliazione legale da sempre.

Il ruolo dell'opposizione[modifica | modifica sorgente]

Il ruolo dell'opposizione dovrebbe essere quindi quello di denunciare tutte le leggi incostituzionali e, durante il mandato svolto all'opposizione, elaborare tutte le proposte di abrogazione e sostituzione.

Una opposizione seria, presentandosi alle elezioni politiche successive non con il solito programma generico destinato a restare lettera morta, bensì con un pacchetto di 20 leggi di superamento della spoliazione legale da far approvare nei primi 3 mesi di mandato parlamentare, praticamente ha fatto il suo lavoro, poi deve fare l'ordinaria amministrazione.

Proporre una legge quando si è in minoranza per farla bocciare da chi è al governo e quindi sostiene la spoliazione legale vigente, serve solo alla costruzione della verità ossia far passare per legittima costituzionalmente una legge che non lo è.

Ciò avviene in quanto in Italia non vi è il ricorso diretto di costituzionalità.

Il ricorso diretto di costituzionalità[modifica | modifica sorgente]

Fra le proposte politiche vi è l'introduzione del ricorso diretto di costituzionalità, ma una simile modifica è più rivoluzionaria di tutte le riforme costituzionali fatte fino ad oggi.

Dal punto di vista del diritto costituzionale, si tratta se far prevalere la sovranità parlamentare alla Costituzione come fonte del diritto.

In Italia, da un punto di vista formale, la Costituzione è la legge che il potere legislativo deve rispettare durante il suo operato.

Ci sono alcune nazioni che sono prive di una Costituzione, dove quindi la sovranità parlamentare è intangibile.

Quando vi è una Costituzione come fonte del diritto, una Corte Costituzionale ha il potere di rendere nulli, come se non fossero mai esistiti, gli atti del parlamento che la violano.

Proporre il ricorso diretto di costituzionalità significa quindi mettere nella realtà e non solo come ipotesi inattuata, la Costituzione e quindi i principi in difesa della dignità e dei diritti al di sopra di qualsiasi legislatore.

Dialoghi[modifica | modifica sorgente]

NON POSSONO ESISTERE CASSE PENSIONE per singole categorie che siano lavoratori dipendenti che lavoratori autonomi che imprenditori, ma deve esistere un solo ente di pensione ove trovino compensazione i travasi di lavoratori fra le varie categorie. NON POTRA' CHE ESSERE UN ENTE STATALE. Così come la sanità è un diritto fondamentale garantito dal pagamento delle tasse, così deve essere la pensione con metodo di calcolo e rendimento uguale per tutti. L'unico vero problema dello stato sarà fare in modo che tutti paghino le tasse e i contributi.

< Conclusioni >

< Indice >

  1. Ministero delle finanze, Schema di Decreto del Ministero dell'economia e delle finanze (PDF), 2015. URL consultato il 17 marzo 2016.
    «Schema di Decreto del Ministero dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, sentita la COVIP, ex articolo 14 comma 3 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98 convertito con modificazioni dalla legge 15 luglio 2011, n. 111 recante disposizioni in materia di investimento delle risorse finanziarie degli enti previdenziali, dei conflitti di interessi e di depositario.».
  2. Itinerari previdenziali, Patrimoni previdenziali: gli investimenti delle risorse tra vincoli di risultato e sviluppo del Paese, 16 marzo 2016. URL consultato il 17 marzo 2016.
    «In altri termini, è corretto utilizzare il TFR, che è circolante interno del sistema produttivo, per investirlo all’estero, sottraendolo quindi al grande bisogno di liquidità delle nostre imprese? E’ questo un punto fondamentale per l’Italia, dove le famiglie hanno accumulato un ricco risparmio (oltre 3 mila miliardi di euro) e gli operatori previdenziali dispongono di un patrimonio superiore ai 250 miliardi di euro, solo una piccola parte del quale è investita nel Paese. Oggi sono investiti in Italia circa l’1,5% in azioni e il 30% in titoli di Stato; quasi zero verso le nostre aziende, alle quali preleviamo contributi e TFR per la previdenza complementare.».
  3. Roberto Pessi, Tornando sul welfare (PDF), in Centre for the Study of European Labour Law "MASSIMO D'ANTONA". URL consultato il 30 settembre 2016.
    «Restano le considerazioni di Sandulli, secondo il quale l'ipotesi di passaggio da un Welfare occupazionale ad un Welfare universalistico
    pone, al di là dei tempi per approntare il nuovo modello, «seri interrogativi sulle modalità di finanziamento della consolidata esposizione determinata dalle regole pregresse»».