Ulisse 20191122

Da const.


OGGETTO: ULISSE E IL DENUNCIATO SISTEMA ILLEGALE CON “PROTEZIONI MUTILIVELLO”

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Egregio Presidente della Corte dei Conti dott. Angelo Buscema, Egregio Presidente della Bicamerale di controllo dott. Sergio Puglia, (rif. pagg. 11-14) Spettabili Autorità, Faccio seguito alle mie precedenti e documentate note denunce ed espongo quanto segue: Con la sua nomina a Presidente della Corte dei Conti ho pensato – evidentemente sbagliando ancora una volta – che per il nostro Paese, come pure per il comparto forense dal quale lei stesso proviene, qualcosa potesse cambiare “in meglio”. E ancor di più ascoltando le sue parole circa l’importanza dei danni, anche sui conti pubblici, del c.d. debito previdenziale implicito: ne ha parlato quale Presidente della Corte dei Conti proprio innanzi alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, nell’audizione sul disegno di legge n. 1018 di conversione in legge del decreto legge 28 gennaio 2019, n. 4, recante disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni. E non solo spiegando come le misure in materia di previdenza dovrebbero “essere ispirate ad un corretto bilanciamento delle esigenze delle generazioni presenti con quelle delle generazioni future”, ma andando ben oltre. Ed era anche ora che qualcuno dotato della più “Alta” Autorità e di competenza avesse il coraggio di affermare che il sistema previdenziale dovrebbe essere sempre in grado di offrire una “sostenibile normalità” alle nuove generazioni ma anche ai lavoratori più anziani, alle imprese, agli investitori internazionali interessati ad avviare attività economiche nel nostro Paese e via discorrendo; dunque compresi tutti quegli avvocati che, al di la delle condizioni personali e reddituali, hanno l’obbligo di tutelare la propria Libertà in quanto tutela dell’interesse Pubblico e, ad un tempo, proprio di quel “Cittadino” alla cui tutela dei diritti la professione funzione dell’avvocato è preposta; e, in particolare, l’autonomia di giudizio, di valutazione tecnico-giuridica e di iniziativa processuale ed extraprocessuale dell’avvocato nell’interesse sempre Pubblico del potenziale cliente assistito. E sono la Costituzione e la L. 247/2012 che statuiscono “l’irrinunciabile” principio di autonomia di giudizio e Libertà di determinazione anzidette e la loro tutela fino al c.d. dovere di dissuasione di cui ho già compiutamente esposto sempre in precedenti note perfino utilizzando recenti Sentenze di un Giudice precostituzionale, che di nome fa Consiglio nazionale forense, pronunciate “In nome del Popolo italiano”. Una “sostenibile normalità” che ancor più oggi dovrebbe essere il “cardine” dell’intero sistema fiscale tributario proprio come previsto – se non avessimo smarrito la diritta via già tracciata – dai nostri Padri Costituenti [1], e dunque dalla nostra Costituzione, attraverso bieche operazioni di “occultamento” (v. mie trascorse e documentate note denunce). Sistema fiscale tributario che lei conosce sicuramente meglio di me – essendo chi scrive, a differenza sua, autodidatta e privo di mezzi – e che sa bene, ricomprendere anche la contribuzione previdenziale delle 19 Casse previdenziali esterne all’INPS [2]. Questo al di là degli “equivoci” mantenuti ad hoc [3] per permettere alla malapolitica, ed ai funzionari dello Stato “infedeli”, secondo la convenienza del momento, tutto ed il contrario di tutto. A questo punto lei si starà chiedendo: veniamo al punto, ma chi sei, e soprattutto, cosa vuoi da me che sono il Presidente della più Alta Autorità dello Stato; quella con la credibilità che nessuno mai metterebbe in dubbio. E già. L’ho notato da tempo. Anche sul sito della Cassa forense, ad esempio, vengono pubblicati i bilanci tecnici ed appena dopo la relazione della Corte dei Conti che li accompagna. Il simbolo della più Alta garanzia: talmente alta che a nessuno che si trovasse anche di passaggio nelle sezioni “trasparenza” dei siti istituzionali degli Enti vigilati verrebbe anche solamente in mente di metterli in discussione. Ma lo scrivente dopo molteplici e dettagliate, oltre che documentate note denunce, dubita eccome. E non si offenda, e semmai continui a leggere; sarò molto più breve del solito. Proprio in questi giorni, precisamente il 24/10/2019, una risoluzione del Consiglio di Presidenza della Corte dei Conti è stata inviata al presidente del Consiglio dei ministri da lei che presiede l’Istituto. Risoluzione che per il suo contenuto ha dato modo alle più disparate testate giornalistiche di fare bei titoloni, ma qui ne riporto uno per tutti dalla affidabile testata italiaOggi: “Fisco, la Corte dei conti si candida a giudice tributario”…"È urgente e imprescindibile una riforma della giustizia tributaria”. In tutte queste notizie si evidenzia l’intento della Corte dei Conti di arrogare a sé non solo il “controllo” della spesa Pubblica ma anche quello dell’entrata: “(…) Nel solco del dibattito che si sta sviluppando intorno alla riforma della giustizia tributaria, la Corte dei conti intende offrire, quale Magistratura posta dalla Costituzione a salvaguardia degli interessi dell’Erario, il proprio contributo al migliore esercizio della giustizia tributaria stessa. È urgente e imprescindibile una riforma della giustizia tributaria, nel rispetto delle attribuzioni costituzionali della Corte medesima”. Dunque il fine è quello di concentrare in una stessa Magistratura la salvaguardia oltre che degli interessi dell’Erario pure quelli del Fisco. E non mi dilungherò certo sulle reazioni contrarie del Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria o dell’Unione nazionale delle camere degli avvocati tributaristi che hanno paventato gravi rischi di incostituzionalità e soprattutto quelli legati alla lesione dei principi di eguaglianza e di pari dignità processuale dei cittadini contribuenti quanto parti processuali. Poiché quello che vado ad evidenziare, ancora una volta, è ben altro e lo farò ponendo una semplice domanda proprio a seguito delle mie molteplici dettagliate e documentate note denunce: – Secondo lei, considerate le condotte in riferimento a tutto quanto denunciato (non solo dallo scrivente) ed a quanto avvenuto ed avviene nelle Istituzioni forensi e nella Cassa di previdenza ed assistenza forense la Corte che lei presiede fa ed ha fatto sempre l’interesse dell’Erario [4] e, dunque, della collettività pubblica?! Io rispondo e dico: “no”. Attraverso molteplici denunce ho documentato un sistema illegale con protezioni multilivello che coinvolge gli apicali delle Istituzioni del comparto forense di ogni ordine e grado: dal Consiglio nazionale forense agli Ordini e passando per i Consigli distrettuali di disciplina; funzionari dello Stato infedeli; ed in fine i gestori stessi della Cassa previdenziale forense con il suo Presidente. Un sistema, una ragnatela, di gravi abusi, di gravi omissioni, di favori agli amici e vicinalis che interessano singoli professionisti, industria finanziaria e loro intermediari, marcia politica e suoi rappresentanti che sono gli stessi che hanno condotto uno intero Paese nel guado. In una parola un sistema corruttivo che appare ben lontano dall’essere sgominato. E dov’è quel vigilante che si chiama Corte dei conti? La stessa che si guarda bene dall’Onorare i propri doveri e difendere il suo datore di lavoro, l’Erario, ovverosia la cittadinanza. E non solo per quanto riguarda le Casse, ma anche per quanto avviene nel resto delle istituzioni forensi su vario livello visto che ho già ben denunciato e spiegato come, anche in questo caso, vi sia danno erariale certo, concreto e attuale sebbene di primo acchito si possa pensare che il danno erariale non possa sussistere e non si possa configurare poiché si tratta di formazioni sociali che si sostengono con il contributo limitato alla cerchia degli avvocati (ma non certo per la Corte dei conti con le sue massime competenze). Ma il fatto che Enti pubblici e Casse sono amministrati abusando dei propri poteri e in violazione dei propri doveri istituzionali impedendo il corretto adempimento degli obblighi e dei doveri degli avvocati e quant’altro già dettagliatamente documentato ed alle cui note vi rimando, non solo opera negativamente sulle vite della gente ma influisce in termini di danno sui bilanci dello Stato ed ancor più, e con forza sempre più dirompente, lo si paleserà negli anni a venire. E poi vi sarà poco da fare permanendo quei “vincoli esterni”, e mi riferisco alla UE, che hanno “disattivato” il Potere costituzionale della Repubblica di poter gestire il sistema economico interno sulla base delle proprie “specifiche necessità”. Fermo restando che non è affatto peregrina l’idea, leggendo i lavori della Costituente, che se la Repubblica non ha sovranità economico/monetaria, lo Stato non può pretendere adempimenti fiscali/tributari dal Cittadino ed ancor più se le richieste e gli adempimenti [5], nel loro complesso, sono significativamente lontani da quella “sostenibile normalità” che si va predicando da più parti e che nei fatti è null’altro che “criminale insostenibilità” ed oppressione dei più deboli. Un sistema “illegale” con protezioni multilivello che non solo si auto alimenta in cambio di status e distribuendo prebende e privilegi in un ginepraio di meccanismi corruttivi ma che viene ancor più agevolato dagli stessi “vigilanti” e che si ripercuote in danno dell’intero Paese. Spesso si interviene per salvaguardare come giusto che sia – visto il contenuto esplicito e precettivo della nostra Costituzione repubblicana – anche solamente poche decine di lavoratori. Eppure nel comparto forense parliamo di “decine di migliaia” di lavoratori e con famiglie a carico. I numeri li conoscete e o dovreste [6]. Un sistema, quello apicale forense che, come direbbe qualcuno le cui parole le sono senz’altro a lei note, hanno ormai introiettato i modelli comportamentali dei mafiosi. Tacere sulle casse previdenziali e, in particolare su quanto avvenuto ed avviene in seno alla Cassa forense da pare dell’Istituto che lei rappresenta fa si che lo stesso in re ipsa non sia sicuramente meritevole di arrogare a sé la cura del Fisco. Ancor più se dispone di una articolata rete, anche su base regionale, per compiere ogni attività utile per l’acquisizione degli elementi necessari all’esercizio dell’azione erariale; altresì richiedendo documenti, disponendo esibizione di documenti e audizioni anche di persone informate sui fatti, ispezioni e accertamenti diretti non solo presso le pubbliche amministrazioni ma anche presso qualunque terzi e o beneficiari di provvidenze finanziarie a carico dei bilanci pubblici, quindi “comprese” le Casse al di la della loro natura giuridica. Addirittura delegando adempimenti istruttori alla Guardia di Finanza, alle altre Forze di polizia, anche locale e agli uffici territoriali del Governo. Per quale ragione ed interesse, secondo lei, la Cassa forense è rimasta ancorata de facto al retributivo e con un contributo soggettivo così basso nientemeno del 14,5% (a decorrere dal 1° gennaio 2017, prima era ancora più basso) del reddito professionale netto dichiarato ai fini dell'Irpef. Per interesse dell’Erario? Ed in un sistema traghettato al “contributivo” – tanto versi, tanto ti ritrovi quando finirai di lavorare – è in grado di spiegare agli iscritti, un milione e mezzo di professionisti, del perché della esistenza di questi enormi carrozzoni? Una delle verità incontrovertibili è che le stesse massime Corti, una delle quali lei rappresenta, hanno interesse a che il sistema “non” cambi per non perdere i privilegi acquisiti. Diversamente converrebbe, ancor più con un Paese che sempre più sarà ad alto tasso di anzianità [7], che il sistema previdenziale fosse rifondato completamente. Non sarebbe impensabile una “Costituente previdenziale” per l’interesse nazionale di portata epocale che metta mano “ora” ad ogni problematica e storture create dalla malapolitica prima che sia troppo tardi. Perché vede, anche lei insieme ad ogni altro rappresentante istituzionale può arrivare a pensione. Ma poi i prossimi anni, i prossimi quindici venti, venticinque, in cui dovreste godervi l’agognato privilegio, le problematiche esploderanno in presenza dei predetti vincoli esterni; e le vostre pensioni non andranno esenti da rischi sistemici di un azzeramento. E visto che si è rinunciato alla sovranità economico monetaria è inutile raccontare frottole, se non la si vuole ripristinare, o in attesa che la Costituzione torni ad essere “agibile”, visto che ad ogni adempimento deve gioco forza farsi fronte con “le risorse di anno in anno disponibili”; occorre optare per un sistema previdenziale in cui non vi sono più farse di accantonamenti e versamenti e dove tutto viene tarato semplicemente come “quota parte del PIL netto” del Paese disponibile di anno in anno, erogando pensioni “uguali per tutti” solo a chi deve essere, come si dice, “affrancato dal bisogno”: pur con opportuni controlli e regole che impediscano erogazioni a chi si spoglia dei beni e dei risparmi in favore di prossimi congiunti o stette conoscenze. Consentendo, inoltre, a chiunque di poter optare per una assicurazione complementare o altra forma funzionale a custodire il proprio risparmio per i tempi della vecchiaia. Così eliminando i carrozzoni previdenziali e tutto quel sistema corruttivo ed affaristico che anche lei, massimo esponente dell’Istituto di cui è presidente fa finta di non vedere. Ovvio che l’intento di questa nota non è replicare quanto “già” abbondantemente denunciato: ovvero che oramai si continua a non aver più vergogna di nulla se è vero com’è vero che con la compiacenza sempre dei vigilanti, e come se nulla fosse, nell’adunanza del Comitato dei delegati della Cassa Forense di venerdì scorso, 25 ottobre 2019, si è senza timore alcuno deciso di aumentare l’esposizione del patrimonio negli asset illiquidi (v. e cfr. risalenti note denunce). E nonostante si siano denunciati precisi comportamenti illeciti che hanno persino portato a riunirsi per rimaneggiare i codici interni all’Ente previdenziale che tutt’ora si violano nel silenzio di tutti i delegati; norme ancora in vigore del codice etico e di condotta adottato dal Consiglio di amministrazione del 6 dicembre 2018 come quella secondo cui, art. 9: “(…) I destinatari del Codice non devono utilizzare l’Ufficio per perseguire fini personali, né avvalersi della posizione ricoperta nell’Ufficio per ottenere utilità o benefici di natura privata.”. Si pensi che per continuare a denunciare quanto di grave avvenuto e sollecitare l’acquisizione ex officio di alcune gravi prove ai quali mi è stato impedito l’accesso, ed il Presidente della Cassa conosce perfettamente a cosa mi riferisco delle stesse [8], chi scrive è stato bersaglio di querele, di denunce disciplinari, richieste di risarcimento danni, e tutt’ora risulta essere sotto indagine e sicuramente ad opera di qualche funzionario infedele dello Stato tra quelli di cui più e più volte ho portato le condotte all’attenzione delle Autorità e che continuano a non voler mettere mano nel marciume poiché compromessi. Egregio dott. Buscema, ma lei comprende e capisce quanto di grave avvenuto in seno all’audizione del Direttore Generale per le Politiche previdenziali e assicurative del Ministero del lavoro, nella Seduta n. 73 di giovedì 21 settembre 2017 della Bicamerale di controllo cui alle mie precedenti note? inclusa quella del 19-01-2019 e successive integrazioni in cui, prima dell’oggetto vero e proprio, ho posto, e “non certo per mero caso”, in superiore evidenza la locuzione: “AD PERPETUAM REI MEMORIAM – Così nessuno potrà dire che non sapeva”? Oppure dobbiamo tutti continuare a fare la parte degli imbecilli indotti? Si pensi che qualche giorno fa, 29 Ottobre, si è avuta notizia di quanto accaduto ad una Collega che riveste la carica di Consigliere nell’Ordine degli avvocati di Avellino. Praticamente la stessa, come da allegati, è stata “cacciata” dall’adunanza e messa alla porta dal Presidente in quel momento un “Pubblico ufficiale” di quell’Ente pubblico forense. Ebbene, ho dato una occhiata al sito Istituzionale dell’Ente medesimo ed il nome del Presidente e quello di altri consiglieri sono gli stessi che erano già stati denunciati in una mia precedente nota inviata anche alle varie articolazioni della Direzione investigativa antimafia ed alla Autorità nazionale anticorruzione. Note in cui ho continuato a fare anche casi pratici con nomi e cognomi di quello che avviene nel denunciato sistema illegale con protezioni multilivello che “non” si limita solo alla Cassa forense ed i suoi delegati. Ma anche ad altri “pezzi” di Pubblici enti ed autorità che restano coordinati nelle operazioni di protezione anche “non attivandosi” nell’adempimento dei propri doveri. Ragion per cui, come documentato già in passato, benché vi siano precise norme che impediscono di raggiungere le poltrone ovvero portino alla “decadenza” nel caso di violazioni anche disciplinari superiori all’avvertimento, gli stessi sono in grado di tenersele strette insieme ai loro stipendi, con la “compiacenza” degli altri apparati ed interessati del sistema. E, come in questo caso, con la compiacenza di chi occupa determinate posizioni degli Ordini e dei Consigli distrettuali della disciplina che, non effettuano denunce e rendono determinati soggetti “totalmente immuni” (non posso che rimandare le Autorità che leggono a vagliare alcuni allegati alla presente unitamente ai miei documentati esposti, note e denunce già in loro possesso). Ma l’apice della vergogna l’11ª Seduta di martedì 29 ottobre 2019, presso l'Aula del VI piano di Palazzo San Macuto a Roma: l’Audizione di Cassa nazionale previdenza e assistenza forense innanzi alla Bicamerale di controllo degli enti gestori della previdenza e assistenza sociale obbligatoria. Ebbene: all’audizione il Presidente della Cassa Forense pro tempore, l’avv. Nunzio Luciano, alle domande del Presidente Puglia, al fine di poter comprendere come si fossero organizzati per la gestione dei conflitti di interesse, ed il quale, prima di dargli la parola, gli ricordava come la Commissione medesima avesse ricevuto molteplici segnalazioni da un avvocato, e come questo sollevasse dubbi sulla correttezza della gestione e della relativa documentazione contabile, il Presidente dell’Ente previdenziale non entrava assolutamente nel merito fino a liquidare la vicenda dicendo che le segnalazioni di quell’avvocato ed il loro contenuto erano “sciocchezze” (così nella adunanza reperibile sul sito istituzionale https://webtv.camera.it/evento/15251). Anche se poi, a differenza del video, nel resoconto documentale, c.d. stenografico, sul sito web del Parlamento, Senato della Repubblica [9], la parola sciocchezze proferita in risposta da Nunzio Luciano viene rimpiazzata con “affermazioni non rispondenti al vero”, che ha tutt’altro e diverso significato (v. Treccani dell’Istituto dell'Enciclopedia Italiana). E basta ascoltare integralmente l’audizione del Presidente Luciano in quanto Cassa Forense per notare imprecisioni, anche gravi, bugie e omissioni dirette al Presidente Puglia. Sicuramente non tollerabili in tale considerevole sede. Basta ascoltare il predetto documento audiovisivo. Ad ogni modo, le segnalazioni dello scrivente sono sempre state “documentate”, come pure quelle in passato inviate alla precedente Commissione presieduta dall’ex on. Raffaele (Lello) Di Gioia, che nulla ha fatto se non occultare, al di la delle mere apparenze, quanto si denunciava [10]. Perché Nunzio Luciano non ha detto al Presidente Puglia, i nomi e cognomi dei rappresentanti di Cassa avvocati nei 41 Advisory Board a mezzo dei quali effettua il monitoraggio sull’attività svolta dai gestori dei fondi alternativi? Come sono stati scelti? Chi ha vagliato i requisiti di professionalità e quale è il loro compenso e con quali soldi vengono remunerati? E perché non ha detto chi ha controllato i conflitti di interesse? Si capirebbero già molte cose. Perché Nunzio Luciano non ha detto a Puglia dove sta il bilancio standard 2018 citato dall’attuario Coppini? Perché l’appendice standard è uscita con data gennaio 2019? Perché e più favorevole dello specifico? (v. per maggiori dettagli i miei esposti e note-denunce in vostro possesso). Forse Cassa Forense si vuole affondare da sola? Ma che controllo è mai questo? Dov’è il report ALM più e più volte richiesto [11]? Se una quota di rischio è ineliminabile come dice la dottoressa Carissimi all’audizione, se va male chi pagherà le pensioni? E ritorniamo alle mie risalenti note denunce: voi sapete esattamente chi pagherà l’ammanco. Perché Puglia edotto dei fatti non ha invitato il Presidente Nunzio Luciano a rispondere su circostanze documentate accontentandosi del termine “sciocchezze”? Perché il Presidente Puglia che aveva “i fatti” dai miei esposti, e non certo “sciocchezze”, non ha fatto domande specifiche a Nunzio Luciano? Siamo alla Bicamerale di controllo oppure al gioco dell'oca? Se fosse vero che chi scrive denuncia sciocchezze, addirittura anni di sciocchezze; dove sono i responsabili che “non” si sono occupati di radiarmi dall’albo? Si immagini che mi risulta che una altra Collega è stata “minacciata” solo perché ha segnalato alle autorità, compresa la Corte dei conti e l’Autorità nazionale anticorruzione, che in post pubblici sui social attuali delegati dell’Ente previdenziale denunciavano che in Cassa forense alle sedute si fa solamente quello che dice Luciano il quale, come sappiamo, detiene tuttora, nonostante quanto di grave avvenuto, la maggioranza sia nel Consiglio di amministrazione e sia nel Comitato dei delegati. Non lasciando spazio, a quanto pare, neppure per “registrare” a verbale. Fatto parimente grave e documentabile in quanto già in possesso, egregio dott. Buscema, dei suoi colleghi che sicuramente si staranno adoperando in merito; oppure no? E lei Presidente Puglia non crede che avrebbe dovuto ascoltare anche “i dissidenti”? Non solo il Presidente ed i dirigenti della Cassa avvocati: nella predetta seduta si esplicita, come ho fatto più volte in diverse ed anche risalenti note, “chi nomina” i sindaci, magari bisognava aggiungere che, stile tutto italiano, gli stessi sono “a libro paga” della Cassa medesima. Non sarebbe stato più opportuno un incontro tipo "cross examination", dove l‘esponente si presenta anche lui con eventuali suoi esperti? Altrimenti il Presidente Luciano parla a ruota libera e dice solamente quello che vuole e che conviene “a lui”. Fermo restando che se l’istante avesse scritto e denunciato “sciocchezze”, lei stesso avrebbe avuto il potere/dovere di denunciarmi immediatamente alle Autorità preposte per fermarmi. Invece si è permesso al Presidente persino di attestare che tutte le pensioni degli iscritti sono adeguate e integrate al minimo dei circa mille euro. Ma non è affatto vero! Se lo fosse, dati alla mano, Cassa dovrebbe mantenere costantemente anche per il futuro un rapporto contributo-medio pensione media riferito ai più deboli di 1 a 3! Ed in un sistema che ha un funding ratio, pur farlocco, indicato allo 0,3, e mentre si stanno erogando tutt’ora pensioni 4,24 volte il contributo medio non giustificate da montante contributivo! il Presidente del Collegio dei sindaci, dott. Roberto Carducci, il Direttore generale, dott. Michele Proietti, e la Dirigente del servizio contabilità e patrimonio, dott.ssa Cinzia Carissimi, ovviamente anche su questo punto “zitti e muti”. E già. Se cade Luciano cadono tutti. Per quanto detto Cassa Forense persistendo nel sistema “retributivo” di calcolo delle pensioni, mediamente versi 1 e prendi tutt’ora 4,24 AUMENTERA' PROGRESSIVAMENTE IL DEBITO PREVIDENZIALE sino alla esplosione. Il Presidente Luciano motivi il contrario. Ma possibile che nessuno provi quantomeno imbarazzo nell’ascoltare il Presidente Luciano che al minutaggio 1:12:55 innanzi alla Bicamerale di controllo se ne è uscito con un bel: “(…) Speriamo però che il mercato regga e che lo spread non faccia brutti scherzi”…“(…) È chiaro che dobbiamo vedere quello che succede sui mercati, dipendiamo dai mercati.”; a questo punto termina Luciano e termina proprio la seduta: questa sarebbe la presa in giro della sostenibilità a cinquant’anni denunciata nelle mie pregresse note alle quali “mi riporto” integralmente. E non mi dilungo ulteriormente visto che troppe ne sono state dette di cose vergognose in poco più di un’ora di seduta. Ma non prima di chiedere al Presidente Puglia che legge in copia, di prendere immediati provvedimenti attivandosi per il commissariamento l’Ente previdenziale forense ed adoperandosi per la rimozione e l’allontanamento immediato di Nunzio Luciano dall’Ente i quale nella seduta di cui trattasi, come giurisprudenza consolidata, non era certo un pinco pallino come chi scrive ma rivestiva la qualità di un “Pubblico Ufficiale”. Con immediato sequestro delle registrazioni audio integrali da sempre puntualmente indicate negli esposti immediata consegna alle Autorità preposte. Presidente Buscema, non la tedierò ulteriormente, ma la invito a far si che l’Istituzione che lei presiede, e la apposita Sezione di controllo enti più e più volte da me destinataria di materiale, si adoperi per ripristinare la legalità rimuovendo “tutti” i soggetti riferibili alle mie dettagliate denunce e unitamente a coloro che gli erano accanto e tacevano – e tacciono ancora invece di denunciare – di quanto accadeva. Solo allora, quando mostrerà di avere tutelato l’Erario anche andando “contro” a certo marciume politico che va a braccetto con gli attuali istituzionalizzati apicali del mondo forense, dell’industria finanziaria e dei suoi galoppini intermediari, solo allora potrà domandare di riunire a se anche la Giustizia tributaria. Lei è stato nominato dal Governo, ma una volta nominato lei risponde solo alla Costituzione della Repubblica ed alla sua coscienza e a nessun’altro per la quale è li a rivestire uno dei più Alti livelli di “Garanzia” della Repubblica dello Stato italiano. Se le sue parole, quelle sopra citate erano sincere, e mi riferisco a quelle circa la cosiddetta “normale sostenibilità”, che poi una normale sostenibilità è null’altro che quella prevista dalla Costituzione in cui nessuno sentirebbe né il peso delle cc.dd. tasse né quelle della contribuzione previdenziale quale quota-parte dell’imponibile legato ad un reddito effettivamente prodotto; faccia di più e passi semmai alla storia come “l’uomo della svolta”. Si batta per l’eliminazione di tutte le attuali storture del sistema previdenziale. In assenza del quale non ci sarà futuro (figuriamoci se sereno) per nessuno, né per noi viventi ora né per le future generazioni. Le note, e gli allegati, per l’importanza, ovviamente, sono da intendersi parte integrante, e non certo marginale, del testo che precede. Anche per gli eventuali risvolti penali ivi contenuti e tuttora verificabili. Cordiali Saluti Pisellinolandia, addì 2 Novembre 2019. Avv. Pisellino Verde “Inviata a mezzo p.e.c. la firma è apposta digitalmente ad ogni effetto di legge.”

POSCRITTO: “il silenzio è l'ultima arma del potere”.

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Note: [1] v. http://bpr.camera.it/bpr/allegati/show/14611_2355_t ; [2] circa la natura pubblica o privata delle Casse ho già documentato persino “evidenziando” a chi di dovere l’interessante “siparietto” avvenuto in seno alla Seduta del 21 settembre 2017 della Bicamerale di controllo sull’attività degli enti gestori della previdenza obbligatoria, tra Concetta Ferrari, tuttora D.G. previdenza del Ministero del Lavoro e dell’allora Presidente Raffaele (Lello) Di Gioia, e chi di dovere capisce esattamente cosa intendo sebbene fortuna vostra vuole che siamo in troppo pochi a comprenderlo. Quanto alla natura fiscale della contribuzione previdenziale di 1° pilastro (e la sua inclusione nel calcolo della c.d. “pressione fiscale”), è stata confermata a chi scrive, e non poteva essere diversamente, non solo dal Mef (Ministero delle Finanze); ma persino dal Direttore Generale dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio il quale, il 9 aprile 2019, in riferimento al quesito circa la c.d. spesa per consumi intermedi, confermava la inclusione, e dunque la registrazione, delle “entrate e delle spese” delle Casse, sia per le Casse della 509/1994 che per quelle della 103/96, nel “conto economico consolidato” della PA. Parliamo dunque dell’ambito di formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (v. passate note esposto per ulteriori approfondimenti e dettagli). Ad ogni modo, tralasciando diverso altro, di cui molto lo si insegna tuttora nelle università e nei loro corsi di giurisprudenza, poiché tutto è rinvenibile nei manuali dei massimi esperti della materia tra i quali Mattia Persiani, “certo è” il carattere della imposizione patrimoniale della contribuzione delle predette Casse previdenziali – quindi della c.d. “imposizione autoritativa” – che avendo implicazioni sugli artt. 1-47 della Costituzione e dunque compresi l’art. 2 (diritto al Libero sviluppo della personalità) e l’art. 3 quale principio di uguaglianza ragionevolezza, “ne attiva ipso iure il PRIMO COMMA dell’art. 53” della Costituzione anche in riferimento alla contribuzione richiesta dalla Cassa Forense. E qualsivoglia richiesta contributiva da parte dello Stato, o da chiunque altro per esso, che eludesse il principio di “capacità contributiva” in riferimento al reddito prodotto con la propria attività nell’anno di spettanza va da se che sarebbero illecite. Ancor più se funzionali al sodalizio che si denuncia e documenta da tempo. Oltretutto la Consulta ha precisato che il concetto di prestazione patrimoniale viene inteso in senso lato ex art. 53 Cost. a prescindere dal fatto che si tratti di tassa, imposta o contributo ogni volta che si realizza un'imposizione fiscale a carico dei singoli; [3] ascolta https://webtv.camera.it/evento/11817 ad esempio dal minuto 31 e 20 secondi di 1:24:53 totali della seduta e poi cfr. con quanto di cui alle passate note denunce dell’esponente; [4] oltre la inclusione della gestione della Cassa Forense nei conti pubblici, che è incontrovertibile, parimenti si deve: 1) evidenziare che l’edizione più recente delle linee guida del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale sulla gestione del debito pubblico così come si legge nel Rapporto sul Debito Pubblico reperibile su sito istituzionale del Dipartimento del Tesoro del MEF (http://www.dt.tesoro.it): “Il principale obiettivo della gestione del debito pubblico è assicurare che le esigenze di finanziamento del governo e il pagamento dei relativi obblighi siano realizzati ad un costo che nel medio-lungo termine risulti il più basso possibile, compatibile con un prudente grado di rischio…I Governi dovrebbero mirare a minimizzare i costi attesi per il servizio del debito…subordinatamente ad un livello di rischio che – in un orizzonte di medio-lungo periodo – risulti accettabile.”; 2) ricordare le parole del Capo dello Stato parlando ai magistrati di nuova nomina della Corte dei Conti presso il palazzo del quirinale il 28-11-2018: "(…) La Corte costituzionale ha ricordato che "il bilancio è un "bene pubblico" nel senso che è funzionale a sintetizzare e rendere certe le scelte dell'ente pubblico, sia in ordine all'acquisizione delle entrate, sia alla individuazione degli interventi attuativi delle politiche pubbliche"…"E' evidente come, senza finanze pubbliche solide e stabili, non risulti possibile tutelare i diritti sociali in modo efficace e duraturo, assicurando l'indispensabile criterio dell'equità intergenerazionale". Parole poi ripetute anche all’inaugurazione dell’anno giudiziario presso le giurisdizioni regionali sempre della Corte dei Conti! Allora come è possibile che si può “tollerare” ulteriormente le documentate e denunciate condotte illecite di quanti hanno a che fare con la gestione dell’Ente previdenziale Forense e tutto il carrozzone e marciume che gli ruota intorno? Fermo restando, come già evidenziato “in rigoroso diritto” sempre in precedenti note, che anche qualora fossero da considerarsi dei 100% privati, e non lo sono (v. poco sopra nota nn. 2 e 3), perché svolgono una funzione pubblica “indisponibile”, non potrebbero comunque “eludere” determinate norme comprese quelle sulla “capacità contributiva” degli iscritti o, ancora, disattivare per via regolamentare interna, ad esempio, il principio di “infrazionabilità” degli anni di iscrizione ai fini pensionistici. Su questo ultimo punto, parimenti, sarebbe incomprensibile, se non ipotizzando la connivenza con funzionari ministeriali infedeli la violazione dell’art. 4 della Legge 11 febbraio 1992, n. 141 – Modifiche ed integrazioni alla legge 20 settembre 1980, n. 576, in materia di previdenza forense e di iscrizione alla Cassa nazionale di previdenza ed assistenza per gli avvocati e procuratori (G.U. 20 febbraio 1992, n. 42, Suppl. O.) – che prevede la predetta infrazionabilità degli anni di iscrizione ai fini pensionistici. E infatti Cassa avvocati, all’art. 9, p. 2, del Regolamento di attuazione dell’art. 21 L.247/2012 (Delibera del Comitato dei Delegati del 31 gennaio 2014 e successive modificazioni – Approvato con nota ministeriale del 7 agosto 2014 – G.U. Serie n. 192 del 20/08/2014) prevede contra legem: “2. Chi si avvale della facoltà di cui al comma 1 avrà riconosciuto un periodo di contribuzione di sei mesi in luogo dell’intera annualità sia ai fini del riconoscimento del diritto a pensione sia ai fini del calcolo della stessa”. Ma Cassa Forense “NON PUÒ” con proprio regolamento apportare modificazioni alla legge in tal senso e ancor più se il tutto è preordinato agli interessi di una “ristretta cerchia” di avvocati che usano ed abusano dei propri poteri e della funzione Pubblica rivestita. La Corte di Cassazione n. 19711/17 conferma il suo orientamento valido per tutte le cc.dd. casse privatizzate. La Cassazione, che richiama la sentenza n. 12338 del 2016, si pronuncia sul contributo di solidarietà approvato dalla Cassa dei dottori commercialisti ed afferma che neppure la legge 296/06 (articolo 1, comma 763) sana la deliberazione della Cassa sul contributo di solidarietà. Ed anche la norma che, secondo le Casse, dovrebbe dare il nullaosta per le delibere degli Enti, ha un valore “circoscritto”: si limita infatti a garantire efficacia a i provvedimenti degli enti previdenziali se questi ultimi sono stati assunti “nel rispetto della Legge”. I regolamenti delle Casse professionali quali fonti sub primarie devono rispettare la Costituzione e le leggi (v. Cassazione civile, sez. Lavoro, 3 gennaio 2019, n. 20 e cfr. anche con: Suprema Corte, sez. Lavoro, sent. n. 423 del 10 gennaio 2019; Cassazione n. 180 dell'8 gennaio 2019; e Cassazione n. 32595 del 17 dicembre 2018, n. 31875 del 10 dicembre 2018, che fanno seguito alla Ord. Sez. 6 n. 7568 del 2017). E dunque nessuna “autorizzazione ministeriale” può sanare le violazioni. Oltretutto tra i compiti delle Casse – come si apprende da molteplici fonti, ma persino, e bene ricordarlo, dalla legge istitutiva della Commissione (permanente) parlamentare di controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, legge n. 88 del 9 marzo 1989 – vi è quello di esercitare la “vigilanza” sull’operatività delle leggi in materia previdenziale e sulla “coerenza del sistema con le linee di sviluppo dell’economia nazionale.” [cfr. l’art. 56 della predetta legge – comprensivo delle modifiche integrative apportate con la legge 27 dicembre 2013, n. 147, Legge di stabilità 2014 – che prevede che la stessa debba vigilare non solo sull’equilibrio delle gestioni (e quindi denunciare le sopra denunciate manipolazioni di chi gestisce gli Enti previdenziali!), ma deve anche vigilare sulla “sull'efficienza del servizio, sulla programmazione dell’attività e sui risultati di gestione, degli enti, in relazione alle esigenze degli utenti,” nonché “sulla coerenza del sistema previdenziale allargato con le linee di sviluppo dell'economia nazionale.”]. Chiaro che il Presidente Luciano ed i suoi uomini di corte e delegati che lo proteggono non possono, per mantenere i privilegi del sistema e per continuare ad erogare le pensioni medie di oltre quattro volte il contributo medio chiedere a coloro che una pensione neppure l’avranno, e se l’avranno non sarà certamente adeguata alle “esigenze di vita” (art. 38 Cost. comma 2) e neppure ai “mezzi necessari per vivere” (comma 1 del medesimo articolo); [5] dall’esame degli artt. 47 e 53 Cost. si può evidenziare come le due norme costituzionali, che sono un unicum inscindibile, la “spesa pubblica”, infatti, non deve neppure essere interamente a carico dei contribuenti i quali hanno il ben diverso dovere “di concorrere” alla stessa. La lettura del combinato degli artt. 47 e 53 non lascia adito a dubbi sul punto, sebbene nel tempo un sistema a dir poco illegale che si è impossessato delle stanze dei bottoni e che ormai Governa le nostre vite, al di la dei colori che vincono alle urne alle diverse tornate elettorali, abusando della funzione rivestita e tradendo principi ed obblighi racchiusi nella Costituzione, abbia man mano obnubilato la verità ed inculcato immense menzogne a noi cittadini, ed ancora continua a farlo in danno del Paese e di noi tutti; [6] il Presidente della Cassa Forense afferma costantemente che ci sono troppi avvocati ma al contempo, altresì, che vi è un 8% di legali che fagocita il 50% del PIL del comparto: all’80% degli avvocati resta solo 1/3 del predetto PIL. Si rivedano i numeri esplicitati in questi anni in diverse mie note. Fermo restando che potrebbe dare il buon esempio e cancellarsi dall’Albo, visto e considerato che proprio il Presidente Luciano è il primo ad introitare reddito contemporaneamente dal suo studio legale associato di cui ai suoi tanti pubblici curricula, e da quelli derivanti dalle più disparate poltrone compresa quella quale partecipante allo staff del governatore Toma della regione Molise come “consigliere giuridico”. Ma qualcuno dovrebbe comunque non solo esplicitare agli iscritti come possa dirsi legittimo richiedere all’avvocato l’obbligatorietà di 5 affari l’anno ad un tempo vincolandolo a doveri ed obblighi da cui non viene svincolato e che oltretutto non gli consentono di poter concorrere ad armi pari con i propri concorrenti, come da sempre denunciato, né di poter anteporre il proprio interesse a quello del potenziale cliente assistito. Ma anche spiegare come sia possibile, se possono esistere i predetti vincoli, considerato che il PIL del comparto consentirebbe una vita ben più che dignitosa a tutti gli avvocati e nessuno escluso, come mai non si possa disporre, e non si dispone, di un “tetto” in alto valutando quanti incarichi un singolo avvocato può mediamente svolgere da solo nella settimana, nel mese oppure nell’anno. Liberando quote di “mercato(?)”. E non dico altro. La sostenibilità del sistema previdenziale deve essere tarata sulla intera Cassa Tribù, sulla scorta della “attuale ed effettiva” capacità contributiva dei singoli avvocati i quali, parimenti, devono vedersi imporre obbligazioni “possibili” e, dunque, “sostenibili”. Chiedendo di più a chi ha di più e non il contrario in un “sistema” dove l’11% dell'avvocatura fagocita ben oltre la metà del PIL della categoria (il 20% circa i 2/3 del totale del monte reddito ai fini Irpef) e l’80% di iscritti della Cassa avvocati può contare solo su 1/3 del monte reddito. Per la precisione l’8% di iscritti fagocita da solo il 50% come rivela Nunzio Luciano al Presidente della Bicamerale di controllo Sergio Puglia nella succitata audizione del 29 ottobre 2019, presso l'Aula del VI piano di Palazzo San Macuto in Roma: v. https://webtv.camera.it/evento/15251. E questo in un background che nell’inerzia delle Istituzioni premia solamente chi si accaparra potenziali clienti da pelare. Un 20% che dunque rastrella (come ho ben documentato in tante note denunce, ma tocca ripeterlo viste le gravi e colpevoli inerzie) 2/3 del PIL del comparto ma che non contribuisce neppure lontanamente alla metà della sostenibilità della Cassa, e che è stata, ed è, alla fine, in grado di riprendersi persino di più di quel meno con la quale ha – in apparenza solidaristicamente! (stando alle parole del Presidente Luciano) – contribuito. Mentre in un sistema “davvero solidaristico” il 20% degli avvocati che si accaparra i 2/3 del PIL dovrebbe contribuire quantomeno ai 2/3 della sostenibilità del sistema previdenziale e non riprendersi quanto versato moltiplicato diverse volte. Ma nella medesima succitata seduta è lo stesso Luciano che afferma che non si può alzare la contribuzione soggettiva perché, a suo dire, altrimenti quella percentuale redditualmente forte che la Cassa la controlla si irriterebbe! Sempre in passate note si sono documentate ragioni e cause dell’aumento indiscriminato del numero dei legali italiani e le responsabilità persino con riferimento a dichiarazioni in virgolettati dallo stesso presidente della Cassa tratte dalle sue conferenze accreditate anche per la formazione continua dell’avvocato. Non ripeto ed a quelle note vi rimando; [7] dati dell’Istituto Nazionale di Statistica, https://www.istat.it, indicano come in dieci anni (2009 2019) i centenari sono passati da 11 mila a oltre 14 mila, quelli di 105 anni e oltre sono più che raddoppiati, da 472 a 1.112, con un incremento del 136%. Non solo la vita media in Italia si allunga inesorabilmente e senza nascite stiamo diventando un Paese sempre più vecchio, ma in presenza dei succitati “vincoli esterni” dovuti ad una integrazione europea mal congegnata, si deve tenere in debito conto che nel 2030 il sistema pensionistico italiano potrebbe “collassare” in termini di sostenibilità in quanto, come riportano autorevoli studi sulle previsioni demografiche, sarà l’anno in cui andranno in pensione i figli del “baby-boom”, cioè più di un milione di nati nell’Italia del miracolo economico del biennio 1964-1965. Forse l’idea di una “Costituente previdenziale” per l’interesse nazionale è tutt’altro che il parto di una mente folle che dice “sciocchezze”; [8] a titolo esemplificativo e non certo esaustivo, tratta dalla mia nota alle Autorità del 29-08-2018, avente come “OGGETTO: ESPOSTO DELL’ AVV. NUNZIO LUCIANO DI CASSA PREVIDENZIALE FORENSE E REGISTRAZIONI AUDIO INTEGRALI EX ART. 30 DELLO STATUTO DELL’ENTE PREVIDENZIALE MEDESIMO. CONTIENE FORMALI RICHIESTE.”, con richiesta direttamente rivolta al Presidente Luciano: “(…) In tanti mi dicono di lasciar perdere, anche perché lei pare essere – così mi dicono – una persona permalosa ed “orgogliosa”. Allora, se così è, perché non consegna di sua sponte, alle Autorità, tutte le registrazioni audio integrali che da sempre ho indicato e che più volte ho diffidato dal distruggere ed insieme ai verbali indicati sempre all’articolo di cui all’oggetto. Quale occasione ghiotta per ottenere la mia testa qualora in quelle registrazioni non si evidenziassero le omissioni, gli abusi, i conflitti di interesse e le gravi violazioni alle “norme di legge”, anche disciplinari, che ho da tempo denunciato. E magari capiremmo anche il perché ed il per come anche “altre” Istituzioni forensi, diverse da quella che lei gestisce, ed i suoi massimi esponenti, si guardano bene dall’esercitare i propri “poteri di controllo” unitamente ai ministeri compiacenti, ups! ...competenti. Ad ogni modo visto che, come si dice, vi è un legale che ha avuto incarico di denunciarmi, non posso che essere rattristato per il comportamento “generalizzato” delle Istituzioni forensi – che appresso accennerò – ma contento, perché significa che presto, davanti ad un Giudice e ad un Procuratore della Repubblica, quel materiale dovrà gioco-forza venire fuori. (…)”. Cosa ha fatto secondo voi il Presidente pro tempore della Cassa Forense alle innumerevoli e similari mie istanze?! [9] stenografico della seduta: http://www.parlamento.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=SommComm&leg=18&id=1125118&part=doc_dc ; [10] “Oggetto: Re: ACCETTAZIONE: 15 10 16 ULISSE UNIFICATA CASSA FORENSE ED ATRI, Mittente: "On. Lello Di Gioia" digioia_lello@camera.it, Data: 17/10/2016 23:16, A: "Avv. Silvio Ulisse" info@studiolegaxxxxxx.it, Egr.Avv ho letto la sua email solo adesso le chiedo scusa per il ritardo le posso garantire che chiederò tutti i documenti da lei elencati analizzandoli attentamente e presto avrà da me una risposta chiara nel caso in cui verificherò anomalie interverrò con determinazione per riportare serenità e certezza tra gl'iscritti Nel Graziarla per le sue informazioni la saluto cordialmente Lello di gioia”; [11] quale è la vera ragione per cui si tiene secretato agli iscritti il report ALM (Asset Liability Management)? nonostante se ne espliciti l’importanza addirittura “per la comprensione” dei dati unitamente alla complementarietà ed alla non sostitutività al “bilancio di esercizio” e al “bilancio attuariale”, come si afferma, ad esempio, nel bilancio sociale 2015 a pagg. 53 - 54 e tra l’altro distribuito a tappeto in formato cartaceo agli iscritti e non solo durante il XXXIII Congresso Nazionale Forense del 6-8 ottobre 2016 a Rimini (v. allegato e rivedi note specifiche in cui si parla del funding ratio farlocco di Cassa Forense).

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Seguono allegati:

  • * Fine elaborato, pagina nr. 22 esclusi gli allegati * *
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